La conclusione di Paul Tang, capo di una delegazione dell'Europarlamento, al termine di una visita nella Confederazione
BERNA - La Confederazione ha compiuto progressi, ma rimane «un rifugio del segreto fiscale». È la conclusione cui giunge il capo di una delegazione del Parlamento europeo, Paul Tang, al termine di una visita di due giorni in Svizzera.
Berna «sta facendo passi avanti» sulla tassazione delle multinazionali, riconosce Tang in un'intervista pubblicata oggi da Le Temps, aggiungendo che l'Unione europea (Ue) non ne ha fatti altrettanti «a causa dell'azione di Paesi come l'Ungheria». Ma questo non basta.
«Per liberarsi di questa reputazione, un Paese deve dimostrare che il flusso di denaro di chi vuole evitare di pagare le tasse non passa più attraverso di esso. Servono risultati quantificabili che oggi la Svizzera non è in grado di fornire», afferma l'eurodeputato laburista olandese, che presiede la sottocommissione per le questioni fiscali del Parlamento europeo (FISC).
Secondo lui, «i trasferimenti di profitti internazionali passano sempre da qui. E nel settore della gestione patrimoniale esiste ancora un'industria dell'evasione fiscale».
È ancora facile nascondere l'identità dei reali beneficiari di alcuni veicoli finanziari. Tang critica anche il fatto che gli avvocati non siano soggetti alle regole di diligenza dovuta (in inglese "due diligence") e possano negare di sapere per chi lavorano realmente.
Ma anche l'Ue deve fare ordine in casa propria, sostiene l'olandese, ricordando che ha al suo interno paradisi fiscali, «come l'Irlanda e il Lussemburgo», o ancora i Paesi Bassi. Quindi «sono necessarie nuove regole, adattate al XXI secolo».
I consulenti fiscali svizzeri devono aspettarsi di «essere soggetti a una regolamentazione che si applicherà a tutti», come già avviene in Austria. «I rappresentanti delle associazioni di consulenti fiscali che ho incontrato a Berna sono d'accordo, perché non vogliono essere visti come pecore nere», afferma Tang.