Le dure accuse dell'ex-campione degli scacchi russo, ormai esule: «Berna riveda la sua neutralità»
La Svizzera si rende complice di Vladimir Putin: è l'accusa lanciata dall'ex campione del mondo di scacchi e oppositore russo Garry Kasparov, che invita la Confederazione a rivedere la sua neutralità, alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina.
«Chi non aiuta, è complice»
«Bisogna tenerlo presente: ciò che sta succedendo in Ucraina non è semplicemente una guerra», afferma il 59enne in un'intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger e altre testate dello stesso gruppo. «Chiunque non aiuti l'Ucraina acconsente a un genocidio, che tutti possono vedere. Putin sta deliberatamente attaccando i civili. In questa situazione, è necessario rivedere le proprie posizioni. Non si tratta di schierarsi con una parte in guerra. Si tratta di schierarsi dalla parte dell'umanità».
Questo vuol dire - chiedono i cronisti - che il Consiglio federale, non permettendo l'esportazione di armi all'Ucraina e impedendo anche alla Germania di fornire munizioni, ha una complicità in quanto sta succedendo? «Ho opinioni radicali: sì», risponde l'attivista nato a Baku.
«Forse non è una colpa, ma la Svizzera si sta rendendo complice di Putin. Se la Svizzera fornisce armi, contribuisce a salvare degli ucraini innocenti; se non lo fa, accetta che donne e bambini vengano uccisi. È una colpa indiretta, ma è un dato di fatto: il vostro governo avrebbe potuto fare qualcosa per salvare le persone. La questione della colpevolezza in questo caso potrebbe non essere bianca o nera. Ma certamente la Svizzera si trova in una zona grigia».
«Putin è un giocatore di poker, perderà la guerra»
Kasparov si dice anche convinto che Putin perderà la guerra. E in un'altra intervista pubblicata sempre oggi da una testata elvetica - in questo caso la Neue Zürcher Zeitung (NZZ) - giudica «molto basso» il pericolo che l'esercito russo ricorra all'arma nucleare.
«Ci sono solo due possibilità, o vince la Russia o vince l'Ucraina. Non esiste una soluzione intermedia. Per la parte ucraina, la vittoria deve includere la liberazione di tutta l'Ucraina, comprese Crimea e Sebastopoli. Presumo che ciò avverrà nel corso del prossimo anno», argomenta l'ex campione numero uno al mondo dal 1984 al 2005. «La liberazione della Russia dal fascismo di Putin inizia a Sebastopoli».
Per Kasparov - che oggi vive negli Usa - Putin non è un buon giocatore di scacchi, anzi, non è un giocatore tout court. «I dittatori come lui non giocano a scacchi. Negli scacchi c'è trasparenza al cento per cento. I dittatori la odiano. A loro piacciono i giochi che permettono di imbrogliare e bluffare», afferma. Forse - si chiedono i giornalisti della NZZ - un giocatore di poker? «Non so se sia un vero giocatore di poker. Finora ha eccelso nel poker geopolitico: ha bluffato molto e ha vinto ancora e ancora. Ha alzato la posta in gioco diverse volte e ha sempre funzionato. Fino a oggi».
Un regime che l'ha esiliato
«Sin dal primo giorno della sua presidenza, Putin ha commesso dei crimini», insiste Kasparov, «Se si guardano le immagini di città come Grozny, Aleppo o Mariupol dopo gli attacchi dell'esercito russo, sembrano tutte uguali: rase al suolo. Inoltre, Putin ha immediatamente iniziato a distruggere la libera stampa e la libera televisione».
Eppure ha sempre avuto un sostegno. «Persino io penso di essere in qualche modo responsabile dei crimini di guerra dell'esercito russo in Ucraina, nonostante combatta da vent'anni contro il regime di Putin. È come nella seconda guerra mondiale: ora capisco come si sentivano persone come Thomas Mann durante il periodo nazista. Io e mia moglie abbiamo dovuto lasciare il nostro paese. Anche i nostri amici che hanno protestato pacificamente con me in Russia sono ora in esilio, in prigione o morti», conclude.