Per il politologo Nenad Stojanovic, l'accusa di Kasparov è troppo pesante.
BERNA - Secondo l'ex campione di scacchi Garry Kasparov, la Svizzera si è resa complice di Vladimir Putin. Il motivo è semplice: non permettendo l'esportazione di armi all'Ucraina, e impedendo anche alla Germania di consegnare munizioni, è diventata, anche se indirettamente, colpevole. «Se la Svizzera fornisce armi, contribuisce a salvare degli ucraini innocenti - ha sottolineato l'esule russo in un'intervista pubblicata dal Tages-Anzeiger e dalle altre testate del gruppo - se non lo fa, accetta che donne e bambini vengano uccisi. È una colpa indiretta, ma è un dato di fatto: il governo avrebbe potuto fare qualcosa per salvare le persone. La questione della colpevolezza in questo caso potrebbe non essere bianca o nera. Ma certamente la Svizzera si trova in una zona grigia».
La tesi, però, secondo il politologo Nenad Stojanovic non regge. «Ritengo sia esagerato sostenere che la Confederazione sia complice perché cerca di adottare il proprio diritto alla neutralità», spiega lo studioso. «Semmai - aggiunge Stojanovic - internamente, il Consiglio federale è stato criticato, in particolare da Christoph Blocher dell’Udc, d’essere andato già troppo oltre, adottando sanzioni economiche contro la Russia, riprendendo quindi in buona sostanza quanto fatto dall’Unione europea». Stando all'ex Ministro di giustizia e polizia, infatti, la Svizzera avrebbe rotto un principio vecchio di 200 anni che in passato era servito a preservare il Paese da numerose guerre. «Un conto sono le misure economiche - specifica però Stojanovic - un altro paio di maniche è qualsiasi intervento riguardante il materiale bellico come le armi, gli uomini o le munizioni. Quindi, qualsiasi tipo di sostegno militare, diretto o indiretto, offerto a uno o all’altro paese in conflitto».
Per Stojanovic, quindi, la posizione di Kasparov è esagerata. «Mi sembra che sia andato giù un po' troppo pesante», è la sua conclusione.