Dal consumo di video porno alle visite ai bordelli: si vuole sapere tutto di chi lavora con dati sensibili
BERNA - I dipendenti pubblici e i funzionari dell'esercito che trattano dati sensibili o classificati dovranno rivelare dettagli sulla loro vita sessuale ai datori di lavoro. Questo durante l'interrogazione che viene effettuata a scadenze regolari dall'unità specializzata del Dipartimento della Difesa (DDPS).
Ne danno notizia i giornali del gruppo Tamedia, spiegando che si tratta di circa 70'000 dipendenti pubblici. Quest'operazione è considerata necessaria per valutare la "ricattabilità" di queste persone. Per il DDPS, infatti, «le persone che hanno a che fare con informazioni riservate e sensibili non devono essere ricattabili o corruttibili».
Gli esaminatori possono già oggi verificare questioni private relative a condanne o debiti. Sulla base di un'ordinanza che è in fase di consultazione, però, potranno indagare e porre anche domande intime e relative alla sfera sessuale (in realtà, a quanto pare, questa pratica veniva già effettuata). «L'orientamento sessuale di per sé non rappresenta un rischio maggiore per la sicurezza del Paese», ha detto a riguardo la portavoce del DDPS Carolina Bohren, «tuttavia, il ricatto potrebbe sorgere se l'orientamento è vissuto in segreto, in modo compulsivo o come una dipendenza». A titolo di esempio, si citano i debiti dovuti al «consumo di pornografia o conti segreti per finanziare le visite ai bordelli».
«Inaccettabile»
Associazioni a favore delle minoranze sessuali, come Pink Cross, criticano fortemente quest'ordinanza. Il portavoce Roman Heggli, infatti, trova inaccettabile che il Governo vada a spiare una persona per scoprire se nasconde un orientamento omosessuale. Poi «cosa significa nascondere? È sufficiente una foto di un locale gay su Instagram? Si controlla se su Tinder si indica che si è interessati anche agli uomini? Sei a rischio se hai fatto sesso con un altro uomo una volta e non lo dici subito ai tuoi genitori?», si è chiesto, in modo polemico, Heggli.
Per Pinkcross, «quest'ordinanza prende di mira le persone che non sono esclusivamente eterosessuali». E soprattutto i giovani: «In giovane età molti non sono ancora sicuri al cento per cento del proprio orientamento sessuale, oppure non gli interessa». Secondo Heggli, queste persone potrebbero quindi rappresentare un rischio secondo la Confederazione... «Solo perché non rendono pubblico il loro orientamento sessuale».
Al termine del colloquio, ogni dipendente riceve una valutazione relativa al rischio, che può essere positiva o negativa. «Chi non è d'accordo con una valutazione può contestarla» ha sottolineato Bohren. In effetti, la questione è già finita più volte al Tribunale amministrativo federale.
Entrerà in vigore l'ordinanza? Ora è tutto nelle mani del Consiglio federale.