I numeri sorprendono e non si giustificano. Tante le speculazioni, ma una cosa sembra certa: non è colpa del vaccino
ZURIGO - Nella fascia degli ultrasessantacinquenni si osserva da circa un anno un aumento della mortalità. Ciò significa che, rispetto al periodo dal 2015 al 2019, quando la pandemia non c'era ancora, stanno morendo più persone di quanto ci si aspetterebbe. Accade in Svizzera, ma anche in molti altri Paesi. La causa? Per il momento è sconosciuta.
Ragioni inspiegabili - «Nelle prime due ondate della pandemia, l'aumento del tasso di mortalità coincideva con il numero di morti per Covid», afferma Martin Sauter, fisico e professore all'Università Bundeswehr di Monaco. «Il più alto numero di decessi potrebbe essere ricondotto quasi interamente al Covid-19». Con l'ondata della variante delta, nell'autunno 2021, i due parametri hanno cominciato ad allontanarsi: per la prima volta, l'eccesso di mortalità è stato superiore al numero di decessi segnalati per Covid-19. «Nel 2022 questo fenomeno si è protratto senza che nessuno riuscisse a spiegarlo», aggiunge.
Le ipotesi - Gli esperti di tutto il mondo stanno cercando di svelare il mistero di questa impennata della mortalità. Diverse ipotesi sono attualmente al vaglio. I decessi potrebbero essere dovuti a:
Le cifre - Ma cosa significa in cifre questo eccesso di mortalità? Come riferiscono i numeri forniti dall'Ufficio federale di statistica (Ust), «per il 2022, sarebbe stato normale un totale di circa 65.000 morti. Ma sono già oltre 70.000». Quindi vi sono più di 5.000 decessi di troppo. Ciò corrisponde a una morte inspiegabile ogni 90 minuti. Secondo l'Ust, le statistiche sulle cause di morte nel 2021 non saranno disponibili fino all'aprile del 2023 e per il 2022 bisognerà attendere dicembre 2023.
Strascichi del Covid - Sono ormai numerosi, però, gli studi che suggeriscono che il Sars-CoV-2 non uccida solo nella fase acuta, ma anche nei mesi successivi. Una delle più grandi indagini eseguita fino ad oggi sulle persone anziane ha dimostrato che il rischio di infarto, ictus o trombosi, aumenta fino a un anno dopo l'infezione, anche con un decorso lieve.
L'eccesso di mortalità nel terzo anno di pandemia non è del tutto sorprendente, dato l'elevato numero di contagi dopo la revoca delle misure. Persone vulnerabili esposte improvvisamente al coronavirus, ma anche ad altri virus, rischiano di soccombere, magari a causa di patologie pregresse.
Colpiti anche i più giovani - Nuovi studi dimostrano anche come il virus stia colpendo pure i più giovani. Il rischio di morte per infarto starebbe crescendo tra i soggetti di età inferiore ai 65 anni, con un incremento più alto nella fascia 25-44 anni.
Non è colpa del vaccino - Anche Martin Röösli, epidemiologo presso l'Istituto svizzero di salute pubblica e tropicale è convinto che le conseguenze a lungo termine di un'infezione da Covid 19 spieghino in parte l'aumento di mortalità in Svizzera. Colpisce che i valori di picco nell'eccesso di mortalità siano sincronizzati con le ondate di Covid 19. Sarebbe quindi un errore associare l’eccesso di mortalità alla vaccinazione contro il Covid 19.
Tuttavia, gli scettici del vaccino non si stancano di puntare il dito contro i vari richiami. Ma se così fosse, paesi come la Svezia (con gli over 80 già alla quinta dose) dovrebbero fungere da cartina al tornasole. Lo stesso vale per la Nuova Zelanda, dove il tasso di vaccinazione è molto alto.
Secondo uno studio dei ricercatori dell'Istituto di medicina sociale e preventiva dell'Università di Berna - che ha analizzato i dati sui decessi in Svizzera tra febbraio 2020 e aprile 2022 - l'Ufficio federale della sanità pubblica ha sottostimato del 38% il numero di decessi per coronavirus in questo periodo. «Soprattutto all'inizio della pandemia, molte diagnosi sono state perse», afferma Julien Riou, primo autore dello studio.
«Ci saremmo aspettati che il lockdown e le misure anti covid avrebbero portato a un eccesso di mortalità», afferma Riou. Suicidi, terapie mancate, problemi economici: gli effetti sono stati ampiamente discussi. «Ma è successo esattamente il contrario. Se si ignorano tutte le morti per Covid, abbiamo riscontrato dal 3 al 4 percento in meno di decessi del previsto». Il deficit di mortalità era più pronunciato tra i soggetti di età compresa tra 40 e 69 anni. La diminuzione dell'influenza, gli incidenti stradali o l'inquinamento atmosferico potrebbero esserne responsabili.
I danni a lungo termine causati dal virus saranno compresi correttamente solo tra molti anni. «Una cosa è certa - afferma Riou -, questa pandemia terrà occupate generazioni di scienziati».