Conclusa la seconda fase della capitalizzazione, è tempo di bilanci e nuove prospettive. L'analisi del Prof.Giovanni Barone Adesi.
LUGANO - Credit Suisse sarà meno investment banking e più «gestione patrimoniale, subordinando le attività d'investimento alle necessità della clientela privata». Ma non solo, l'istituto di credito «non sarà controllato» dalla Banca Nazionale Saudita, che resterà semplice «azionista interessato». Ne è convinto Giovanni Barone Adesi, già professore di teoria finanziaria all’USI. Il tutto alla luce dei risultati ottenuti alla conclusione della seconda fase dell'aumento di capitale, nell'ambito del piano di ristrutturazione annunciato lo scorso ottobre.
L'intervista - Ma andiamo con ordine, perché un'attenta analisi delle cifre si rende ora necessaria. Secondo l'istituto zurighese, gli azionisti hanno sottoscritto il 98,2% dei nuovi titoli offerti, in altre parole sono state acquistate 873 milioni di nuove azioni su un totale di 889 milioni. Professor Barone Adesi, come valuta questo risultato e quali le prospettive per il Credito Svizzero nel breve periodo?
«È un ottimo risultato per il primo passo della ristrutturazione. Adesso occorrerà procedere con il programma, servirà un certo tempo».
La reazione in Borsa - Le azioni non sottoscritte sono state rimesse sul mercato e venerdì, alla chiusura della Borsa, CS si trovava a 3,14 chf cioè a +0,20CHF (+6,76% da inizio giornata). Come valuta questo apprezzamento, considerando il valore di emissione previsto all'inizio del cash call di 2,52 franchi?
«Gli investitori hanno accolto positivamente il successo dell'offerta di diritti. Naturalmente il cammino da fare è ancora lungo».
«Il ridimensionamento delle attività in America» - Dunque, nella seconda fase del suo aumento di capitale, la banca ha raccolto i circa 2,24 miliardi di franchi previsti, che si aggiungono ai 1,76 miliardi racimolati nell'ambito del primo dei due aumenti di capitale programmati. Ciò significa che il target di 4 mld sarebbe pressoché raggiunto. Cosa ci dobbiamo aspettare, quali i prossimi step messi in atto da CS?
«Il ridimensionamento delle attività in America. Particolarmente l'investment banking. Che non credo verrà abbandonato, ma ridotto, diminuendo le cartolarizzazioni* e prestando maggior attenzione al rischio».
«La SNB non controllerà il Credit Suisse» - La Banca Nazionale Saudita, nel corso del primo cash call, aveva fatto la parte del leone, con quasi 308 milioni di azioni che le aveva conferito una partecipazione del 9,9% nell'istituto svizzero. Ora visto l'attuale gradimento degli investitori, ci si potrebbe aspettare un ulteriore innesto di liquidità da parte della Saudi National Bank (SNB). Professore, questo non potrebbe causare il rischio di vedere il credito svizzero sotto il controllo SAudita? Qualcuno già parla di Credit Arabe, sarebbe uno scenario possibile?
«Lo escludo. La SNB non controllerà il Credit Suisse, ma sarà un azionista interessato agli aspetti finanziari, senza aspirazioni di gestione».
La futura operatività della «nuova Credit Suisse» - Il CEO dell'istituto Ulrich Körner ha definito il completamento della seconda fase della capitalizzazione una pietra miliare per la nuova Credit Suisse, è d'accordo? Quali saranno le prossime mosse? Potrebbe la banca tornare a essere più "banca della gente" e quindi di gestione dei patrimoni e meno banca d'investimenti?
«Quello raggiunto in questa seconda fase è un importante traguardo intermedio. Credo che in effetti il programma privilegi la gestione patrimoniale, subordinando le attività della banca d'investimenti alle necessità della clientela privata».
* cartolarizzazione: tecnica finanziaria che consiste nella cessione di attività o passività, beni o debiti di privati o di crediti di una società (solitamente una banca) definita tecnicamente "originator", attraverso cui si costruiscono emissioni con la trasformazione del bene o del debito/credito (securitization) in titoli obbligazionari, che sono poi collocati presso il pubblico. La cartolizzazione è utile a trasformare strumenti finanziari non trasferibili in altri strumenti finanziari trasferibili, negoziabili e quindi liquidi.