Il Consigliere nazionale Bruno Storni non ci sta: «L'azienda ST non produce niente in Svizzera»
BERNA - I missili dell'esercito russo uccidono anche grazie a dei microchip svizzeri? La notizia pubblicata dal domenicale Sonntagsblick (a seguito di uno studio di un team di ricercatori britannici) ha fatto storcere il naso al Consigliere nazionale ticinese Bruno Storni: «È fuorviante e veicola un messaggio sbagliato».
Per l'ingegnere, già vicepresidente di Swiss Engineering, che nel settore ha lavorato per anni e che insegnava microcalcolatori alla SUPSI, «i microprocessori trovati nei droni e missili russi di svizzero hanno poco o nulla».
I ricercatori del think tank britannico Royal United Services Institute (Rusi) avevano detto di aver trovato nelle armi di Mosca microprocessori della STMicroelectronics, azienda con sede a Ginevra. Però, per Storni, questi non possono affatto essere definiti elvetici. «Saranno semmai stati prodotti in Asia, in Italia o in Svezia: ST è una delle grandi aziende mondiali nel settore dei semiconduttori, con 40mila dipendenti, e in Svizzera ha solo la sede amministrativa».
La ditta è infatti nata vent'anni fa dalla fusione tra la SGS di Agrate Brianza (nel Milanese) e una branca della francese Thomson. In passato ha avuto anche una mini-sede a Bioggio, che non ha però avuto vita lunga. In ogni caso, «in Svizzera non produce niente» e «non è corretto definirla una ditta svizzera», ha continuato l'esponente del PS. L'unica azienda in Svizzera che produce microprocessori è la EM Microelectronics di Neuchâtel, che si occupa però solo di componenti per l'industria orologiera, un mercato di nicchia.
«Si trovano anche negli elettrodomestici»
In ogni caso, la Russia non dovrebbe avere alcuna difficoltà a reperire questo tipo di componenti, e non ha bisogno che glieli fornisca la Svizzera: «Su quei droni si possono mettere i processori ad esempio di una macchina da lavare, o di un frigorifero. Non si tratta di supercalcolatori come quelli che abbiamo nel telefonino, per pilotare un drone ci vuole molto meno».
Per Storni, quindi, «quelli che hanno trovato gli inglesi probabilmente vengono da qualche elettrodomestico, che può essere acquistato per qualche centinaia di franchi». È per questo che si vede che ad esempio il Kazakistan (perché oggi, con le sanzioni, alla Russia non si può vendere più quasi nulla) ha importato 3 volte più congelatori che gli anni precedenti.
C'è poi anche il mercato nero, chiaramente... «L'unica difficoltà nell'ottenerli è che c'è la penuria di chip a livello internazionale, anche perché queste componenti sono ovunque: ad esempio anche nella chiave di un'automobile c'è un processore», ha ricordato Storni, per il quale tutta la faccenda ha dei contorni alquanto paradossali: «Da una parte non forniamo proiettili svizzeri per i cannoni svizzeri che la Germania ha ceduto all’Ucraina, e dall'altra diamo loro i chip per i missili?»...