Il TAF rispedisce al mittente il ricorso di un dipendente dell'Amministrazione delle dogane che giudicava questa motivazione «un pretesto».
SAN GALLO - Aveva venduto online, per profitto personale, uno smartphone di servizio e poi era stato licenziato in tronco. Protagonista della vicenda un dipendente dell'Amministrazione federale delle dogane (AFD), il cui ricorso in merito alla perdita del posto di lavoro è stato ora bocciato dal TAF.
Nel dicembre del 2021, il capo dell'uomo ha appreso che il suo subordinato aveva messo in vendita sulla piattaforma Anibis un iPhone repertoriato nell'inventario dell'AFD (organo che nel frattempo ha cambiato nome in Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini). Il cellulare era stato messo da parte perché presentava problemi di surriscaldamento.
L'indagine ha stabilito che l'uomo, responsabile della gestione dei telefoni e dei tablet, non aveva riportato l'apparecchio all'Ufficio federale dell'informatica e della telecomunicazione (OFIT) per lo smaltimento e non lo aveva nemmeno stralciato dall'inventario. Il collaboratore era quindi stato licenziato con effetto immediato per violazione dell'obbligo di fedeltà e di annunciare ogni eventuale attività accessoria.
L'interessato ha presentato ricorso, coinvolgendo il Tribunale amministrativo federale (TAF), affermando che in realtà la decisione fosse motivata da una disputa sul suo giorno di riposo settimanale (era impiegato con un tasso dell'80%). Tuttavia, in una sentenza pubblicata oggi, i giudici sangallesi hanno dato ragione al suo ex datore di lavoro.
Secondo il TAF, è vero che il ricorrente poteva pensare che il lunedì libero gli fosse dovuto in quanto ne aveva beneficiato per oltre due anni. Inoltre, è stato accertato che l'uomo aveva protestato vigorosamente una volta venuto a sapere che anche lui, come i suoi colleghi, avrebbe in futuro dovuto lavorare con orari più irregolari.
Tuttavia, prosegue il tribunale, questi elementi non permettono di concludere che l'allontanamento sia da ricollegare ad altre ragioni rispetto a quelle invocate dall'AFD, ovvero la violazione delle regole sullo smaltimento dei telefoni e la vendita su Internet dell'iPhone. La corte ricorda infatti che un funzionario pubblico è tenuto ad adottare un comportamento degno di fiducia sia sul posto di lavoro sia al di fuori.
Il fatto che, stando al ricorrente, nel maggio 2021 600 telefoni di servizio risultassero introvabili non giustifica la sua condotta, conclude il TAF. La decisione non è comunque ancora definitiva e può essere impugnata davanti al Tribunale federale (TF).