L'inflazione schizza, ma oltre all'energia elettrica cosa abbiamo pagato di più nel 2022 (...e cosa di meno)?
BERNA - È stato annunciato questa mattina che l'inflazione è ai massimi da 30 anni, nel nostro Paese: il rincaro annuo medio è stato del +2,8%. Iniziando a gennaio all'1,6%, è volata fino al 3,5% di agosto, per poi assestarsi al 2,8% di dicembre.
Ma il prezzo di quali prodotti è aumentato, e pesa maggiormente sul portafoglio degli svizzeri? E quali prodotti invece costano meno? Lo si può scoprire spulciando i dati dell'Ufficio federale di Statistica (UST).
Ad aver pesato sull'aumento dell'inflazione nel 2022 sono stati ad esempio gli aumenti nel settore dei prodotti petroliferi (benzina e diesel), del gas e delle automobili. Non solo: anche gli affitti più costosi hanno giocato un ruolo importante.
D'altra parte, la Confederazione ha segnalato che non tutto è salito di prezzo: gli svizzeri hanno potuto pagare di meno, rispetto al 2021, «frutta e verdura, offerte di telefonia, e anche i medicinali», ha spiegato l'Ufficio federale. Un altro dato che spicca è la differenza del costo tra i prodotti nazionali (più cari di circa l'1,6%), e quello dei beni importati (schizzati di costo con un +6,7%).
Un mini calo in dicembre
Un dato interessante è che l'inflazione è leggermente diminuita a dicembre, rispetto a novembre (-0,2%). Una sorpresa per gli analisti, che non si aspettavano una riduzione di questo tipo. Secondo l'UST, questa è riconducibile a diversi fattori, tra cui la diminuzione dei prezzi dei carburanti e dell’olio da riscaldamento. Sono calati anche i prezzi degli ortaggi, come pure quelli dei medicamenti.
D'altro canto, hanno registrato un ulteriore e forte aumento, nell'ultimo mese, gli affitti delle case di vacanza e i prezzi del noleggio di veicoli personali, come anche quelli delle... uova.
Si è entrati ora nel 2023, e come segnalato da un recente sondaggio di Comparis gli svizzeri sono più pessimisti e preoccupati del solito: una persona su quattro prevede un peggioramento della propria situazione finanziaria personale nel corso di quest'anno, soprattutto a causa dei premi dell'assicurazione sanitaria e dei prezzi elevati dell'energia.
«Niente salti di gioia»
Nonostante il calo di dicembre, secondo gli esperti - che avanzano previsioni diverse - non è ancora il caso di fare i salti di gioia. «I dati attuali rappresentano solo una tregua prima di un'ulteriore accelerazione in gennaio, a causa dell'aumento dei prezzi dell'elettricità e dei premi delle assicurazioni sanitarie», avverte in un commento Roman Bättig della Banca Cantonale Grigione. In seguito però la curva dovrebbe scendere nuovamente.
Secondo Karsten Junius di J. Safra Sarasin stiamo assistendo a un allentamento della tensione su un ampio fronte. È comunque troppo presto per decretare il cessato allarme, poiché i tassi bassi sono relativamente comuni in questo periodo dell'anno.
Da febbraio in poi, gli effetti base favorevoli dovrebbero far scendere l'inflazione al di sotto del 3%, argomenta da parte sua Maxime Botteron di Credit Suisse. D'altra parte verso la fine dell'anno si può però prevedere un aumento significativo degli affitti. A quel punto, tuttavia, la pressione inflazionistica su altre categorie di servizi dovrebbe essersi attenuata.