Il nostro Paese versa cento milioni di franchi all'anno al Programma Alimentare Mondiale dell'ONU. Troppo poco per alcuni.
Un rappresentante del programma: «Pur vantandosi della sua tradizione umanitaria, la Confederazione consacra solo lo 0,3% del PIL all'aiuto allo sviluppo, mentre lo standard minimo di molti altri Paesi è dello 0,5%».
BERNA - La Svizzera potrebbe fare di più per contrastare il crescente numero di persone che soffrono la fame nel mondo. È l'opinione, riportata oggi dai giornali del gruppo Tamedia, dell'appenzellese Jakob Kern attivo per il Programma Alimentare Mondiale (PAM) delle Nazioni Unite. Attualmente, la Confederazione versa ogni anno al PAM 100 milioni di franchi.
Pur vantandosi della sua tradizione umanitaria, ha spiegato Kern, responsabile della gestione operativa e vice capo del personale del PAM, la Svizzera consacra solo lo 0,3% del suo prodotto interno lordo all'aiuto allo sviluppo, mentre lo standard minimo nella maggior parte dei Paesi è dello 0,5%.
Al momento, la situazione a livello globale circa il mancato accesso al cibo è acuta: prima della pandemia, 150 milioni di persone erano in grave difficoltà. Oggi sono ben 350 milioni. «Un aumento di 200 milioni in così poco tempo rappresenta un unicum», secondo Kern.
Responsabili di questa tendenza al rialzo sono i vari conflitti che insanguinano il pianeta, la pandemia di coronavirus e la crisi climatica. In una situazione del genere, il PAM può aiutare solo un terzo delle persone in difficoltà. Insomma, si tolgono risorse agli affamati per darle ai moribondi, denuncia Kern.
Eppure gli alimenti non mancano. «Gli scaffali non sono vuoti nella maggior parte dei Paesi, come la Giordania, il Libano, l'Iraq o persino la Somalia, ma i più poveri non possono permettersi di comprare cibo», spiega.
È il denaro a mancare. E ciò nonostante il PAM riceva più fondi che mai: 13 miliardi di dollari l'anno scorso contro i 5 di cinque anni fa. Ma, a causa dell'aumento dei costi del grano e del carburante, quattro milioni di persone non possono più beneficiare dell'assistenza garantita dal PAM. Secondo lo specialista, per compensare questo deficit sarebbero necessari 22 miliardi all'anno.
Quest'anno si prevede un ulteriore peggioramento della situazione. «Sono realista», afferma Kern, «La fame zero, come formulata nel secondo obiettivo di sviluppo delle Nazioni Unite per il 2030, è un'illusione».