Dalla ben nota Red Bull fino a betabloccanti, benzodiazepine e Ritalin. Una tendenza in crescita, non monitorata e ancora tabù
GINEVRA - Doparsi per poter studiare più a lungo, di modo da superare gli esami. Sembrerebbe una cosa da serie televisiva americana ma, in realtà, è una tendenza diffusa anche alle nostre latitudini. Che si tratti di caffeina, bevande energetiche o farmaci e psicofarmaci, il “doping” accademico è un fenomeno poco studiato e fortemente tabù, ma che riguarda circa un terzo degli studenti. E se n'è parlato pure in Ticino.
Lo fa uno su tre
A mettere nero su bianco le cifre ci ha pensato una ricerca dell'Observatoire de la vie étudiante (Ove) dell'Università di Ginevra svolto nel 2019 ma i cui dati sono stati diffusi solo ora. All'Ove, il 30% degli interpellati ha confermato di assumere sostanze ritenute dopanti in vista delle maratone di studio per gli esami.
Fra le sostanze preferite si va dai normali integratori vitaminici passando per la caffeina e la Red Bull arrivando però anche a sostanze psicoattive come il Ritalin (11%), la cannabis (9%), i betabloccanti (5%) l'anfetamina e la cocaina (2%).
Diverse le testimonianze di studenti e studentesse romande (fra l'Uni di Ginevra passando per il Poli di Losanna fino all'Università di Losanna) che hanno utilizzato questi psicofarmaci - a loro dire - con profitto.
Ritalin, betabloccanti e benzodiazepine
Solitamente somministrato a bambini che soffrono di deficit dell'attenzione, il Ritalin (o metilfenidato cloridrato) passa solitamente di mano in mano, proprio da chi lo può ottenere attraverso prescrizione medica a chi - invece - lo usa come "booster" per le sue giornate di studio.
«Ero stressata all'inverosimile, dormivo per sfuggire allo studio. Quando ho preso il Ritalin è stata una svolta, mentre leggevo gli appunti era come se avessi i paraocchi ed ero super concentrata», ha raccontato al quotidiano una 23enne studentessa di psicologia a Losanna, «una volta ho provato anche la cocaina ma la sconsiglio, riesci a leggere velocissimo ma attaccato non ti resta nulla».
I betabloccanti, invece, vengono presi per evitare lo stress il giorno dell'esame, abbassando chimicamente il ritmo cardiaco: «È un po' un controsenso per una studentessa di medicina, in effetti», confessa una 24enne che frequenta Medicina a Ginevra, «rischiare la propria salute così quando per lavoro vorremmo fare proprio l'opposto».
«Io prendo la benzodiazepina, se no l'ansia mi rende impossibile ripassare», conferma un altro studente 24enne dell'ateneo ginevrino, «altera un po' la mia memoria di lavoro, e me ne rendo conto, ma davvero non ho alternative».
I risultati? «Non sono garantiti, anzi»
Se i numeri del sondaggio dell'Ove restano preoccupanti (seppure verosimilmente parziali) la tendenza è al rialzo, come confermato anche da Nicolas Bertholet, professore associato al servizio di medicina delle dipendenze all'Ospedale Universitario di Losanna che però sconfessa la loro efficacia: «Non c'è prova scientifica che possano dare un reale vantaggio, anzi spesso e vero il contrario. Emblematico è il caso della cannabis che, sì, rilassa ma porta a risultati al di sotto della media».