Una madre single ha subito una truffa decisamente costosa proprio il giorno di Natale. Ma per la banca avrebbe dovuto pagare.
ZURIGO - Una bevuta al bar da 300 franchi. Shopping all’Apple Store per 1’700. Più 200 franchi al ristorante e 500 alle slot machine. Sono queste le principali spese che Indica Zaugg, una madre single residente a Aesch, Basilea Campagna, si è vista addebitare sulla carta di credito il giorno di Natale. Mentre lei si trovava a casa con i suoi figli, dei truffatori avevano infatti rubato i dati della sua carta di credito si stavano godendo le festività in grande stile, spendendo oltre 3’000 franchi in un solo giorno in quel di Milano. Lo riferisce il Blick.
La signora, allarmata, segnala il tutto a Cembra Money Bank e denuncia la frode. In tutta risposta la banca le spiega che «è probabilmente stata vittima di phishing, smishing, truffe varie o di QR-Code ingannevoli», ma, considerando che non ha stipulato alcuna assicurazione aggiuntiva contro le truffe informatiche, deve comunque restituire l’importo speso. La responsabilità, secondo la banca, è infatti sua: «Secondo i termini e le condizioni, era obbligata a mantenere segrete le sue informazioni di sicurezza in ogni momento e a non trasmetterle a terzi». Peccato che questi soldi Zaugger non li ha: «Mi ha distrutto. Ci metterò anni per ripagarli», racconta inizialmente.
«Spesso i truffatori rubano i dati delle carte di credito tramite processi di pagamenti effettuati online oppure come parte di una fuga di dati», chiarisce Katrin Sprenger, esperta di criminalità informatica. L’intervento dei media dà però infine i suoi frutti, e la triste vicenda ha un lieto fine: Cembra Bank, dopo essere stata contattata dal Blick, ha infine deciso di cambiare rotta: ha ritirato la richiesta di risarcimento inoltrata a Zaugg e si è detta rammaricata per l’accaduto.