Nella sentenza si sostiene che rappresenterebbe il primo passo verso l'esecuzione di una decisione straniera su territorio elvetico
BELLINZONA - Oggi la Corte d'appello del Tribunale penale federale (TPF) ha confermato la colpevolezza di due dirigenti della Creditreform Romandie, società di ricupero crediti di Losanna, per atti compiuti senza autorizzazione per conto di uno Stato estero. Essi avevano intrapreso, tre anni fa, una procedura d'incasso nei confronti di un automobilista friburghese sanzionato dalla giustizia italiana per un'infrazione commessa a Torino nel 2018. Nel giugno del 2022, la Corte penale del TPF aveva condannato due uomini della ditta d'incasso romanda, cioè il responsabile del recupero crediti e il direttore della società, a pene pecuniarie sospese.
I due imputati, davanti alla Corte d'appello, hanno però definito legittima la riscossione del debito entro i confini svizzeri per l'infrazione commessa nella vicina Repubblica, sostenendo che, subordinatamente, dovrebbero essere reputati vittime di un errore di diritto.
Nella sentenza pubblicata, i giudici di Bellinzona hanno sottolineato tuttavia che l'inoltro di una fattura per la riscossione di una multa estera rappresenta un primo passo verso l'esecuzione di una decisione straniera su territorio elvetico. Un simile atto è soggetto a regole specifiche dell'assistenza giudiziaria in materia penale. Ma, tra la Svizzera e l'Italia non sussiste alcuna convenzione che consente di agire diversamente e pertanto, la Creditreform Romandie, non avendo presentato una richiesta pertinente all'Ufficio federale di giustizia (UFG) si è resa punibile.
La Corte ha respinto anche l'eventualità dell'errore di diritto in quanto le informazioni a disposizione dei due dirigenti erano tali da non consentire loro di giungere a conclusioni errate in merito al caso. Inoltre, gli imputati, in qualità di specialisti della riscossione, avrebbero dovuto prima rivolgersi all'UFG.
Il TPF è dunque giunto alla conclusione che i due uomini hanno svolto un ruolo determinante approvando l'invio della procedura d'incasso per conto della Repubblica italiana. Tenendo conto dell'aspetto gerarchico, tra i due imputati il direttore è stato ritenuto maggiormente responsabile ed è stato condannato a 30 aliquote giornaliere. La sanzione nei confronti del secondo dirigente è stata dimezzata a 15 aliquote giornaliere. La sentenza non è tuttavia ancora definitiva e può essere impugnata davanti al Tribunale federale (TF).