La storia di una giovane zurighese, in cerca del décolleté perfetto e che ha invece contratto una misteriosa malattia cronica
ZURIGO - Una vita a sentirsi dire «sei proprio carina, certo che se avessi un seno più bello...», una vita passata a nasconderlo o mascherarlo e poi - a 26 anni - la decisione: operarsi e farsi impiantare due protesi.
La giovane infermiera zurighese, come racconta il TagesAnzeiger, non poteva sapere che l'intervento - prenotato via web in Repubblica Ceca, pagato modicamente e svolto in poco meno di 30 minuti - le avrebbe causato una malattia cronica, consegnandola a un vero e proprio calvario di sintomi tanto pesanti quanto misteriosi.
Il dolore dopo la gioia
Due anni dopo l'intervento la donna, solitamente sportiva e in salute, ha cominciato a soffrire di febbre, linfonodi ingrossati, perdita di capelli, aumento di peso, intorpidimento di braccia e gambe fino ad aritmie cardiache e svenimenti. Tutti i medici che la visitano non riescono a capire cosa le stia capitando.
Nel 2022, ormai 4 anni dall'intervento e 2 anni dall'inizio dei malesseri, il picco più basso: la giovane non riesce nemmeno ad alzarsi dal letto. Gli esami del sangue evidenziano che è in corso una forte infiammazione, ma nessuno capisce dove possa essere il problema.
Le protesi della discordia
A fornire nuovamente l'illuminazione è la rete, dove la 26enne scopre un gruppo di auto-aiuto di donne malate cronicamente dopo un intervento d'ingrossamento del seno. La colpa, riporta sempre internet, sarebbe da imputare da una serie di impianti tedeschi problematici, sospettati di essere nocivi e cancerogeni. La decisione, quindi, di farseli rimuovere dopo un intervento complicato (questa volta in Svizzera).
Quello della zurighese non è un caso isolato in Svizzera, come confermato al quotidiano dalla Società Svizzera di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica è in aumento.
E intanto, per questa sindrome non ufficializzata, è già stato coniato un nome: breast implant illness, ovvero “malattia delle protesi per il seno”. Anche se non si tratta di una patologia riconosciuta, i vari casi manifestano una sintomatologia comune che lascerebbero a presagire una qualche connessione con gli impianti di silicone.
«Due segnalazioni ogni settimana»
Stando all'Ospedale cantonale di Aarau, che sta portando avanti uno studio sul tema: «Ogni settimana in Svizzera ci segnalano uno o due casi di questo tipo». I sintomi sono più o meno gli stessi di quelli di cui soffre la giovane infermiera. La soluzione per provare a guarire è solo una: rimuovere le protesi. Una procedura che nel 90% dei casi porterebbe alla scomparsa dei sintomi.
Non è il caso però della ragazza che, ancora oggi, non si è ripresa al 100% ed è convinta che dentro di lei ci siano ancora particelle di silicone che la stiano, in qualche modo, “avvelenando”. L'Ospedale universitario di Zurigo, che sta trattando il suo caso, segue la pista della sindrome infiammatoria autoimmune. L'ipotesi è che, a scatenarla, siano stati gli impianti. Non è chiaro se un giorno potrà guarire e non è escluso che la 26enne debba convivere con quei sintomi per sempre.