A partire dal 2026 potrebbe non essere più necessario incollare l'adesivo sull'automobile per circolare all'estero.
BERNA - A partire dal 2026 potrebbe non essere più necessario incollare l'adesivo "CH" per circolare all'estero. Il Consiglio federale vuole infatti esaminare l'opportunità d'integrarlo direttamente nella targa.
Rispondendo per iscritto a un quesito di Peter Schilliger (PLR/LU) nel quadro della tradizionale "Ora delle domande", il governo ha detto che nei cantoni densamente popolati la scorta di sequenze numeriche a sei cifre ancora disponibili sono destinate a esaurirsi. Un ripensamento del sistema attuale è quindi inevitabile, ma non ancora urgente, afferma l'esecutivo.
Nell'ambito di questa «riprogettazione» verrà anche esaminata l'integrazione del "CH" nella targa, afferma il governo. Il progetto inizierà quest'anno. L'attuazione è prevista per il 2026.
Se il progetto verrà realizzato, verrebbero de facto ripresi i contenuti dell'iniziativa popolare "Integrazione del contrassegno nazionale nella targa (iniziativa sulle targhe)" lanciata nel marzo 2019 che chiedeva che sulle nuove targhe d'immatricolazione di veicoli e rimorchi figurasse obbligatoriamente anche il segno distintivo "CH". La proposta di modifica costituzionale era fallita poiché non era stato raggiunto il numero minimo di firme.
Circolare senza l'adesivo "CH" all'estero è attualmente passibile di multa. L'obbligo deriva dalla Convenzione di Vienna sulla circolazione stradale del 1968, la quale prevede che ogni automobile in circolazione all'estero debba obbligatoriamente avere il segno distintivo dello Stato in cui il veicolo è immatricolato. Il simbolo deve essere integrato sia nella targa posteriore che in quella anteriore. Un criterio che al momento in Svizzera non è rispettato.