Intervistato, Scott Miller si è detto preoccupato per «alcuni commenti» fatti dalla direttrice Helene Budliger Artieda
BERNA - L'ambasciatore degli Stati Uniti a Berna, Scott Miller, non è soddisfatto della Segreteria di Stato dell'economia (Seco). In un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung si dice preoccupato per «alcuni commenti» fatti dalla direttrice Helene Budliger Artieda, «perché rimettono in discussione l'utilità delle sanzioni».
A suo avviso, le sanzioni sono forti solo quanto la volontà politica che le sostiene. «È soprattutto la stessa Seco che pensa di fare abbastanza», rileva, aggiungendo di sperare di poter «continuare a contare sulla Seco come partner».
Miller ritiene di aver influito sulla ripresa delle sanzioni contro la Russia da parte di Berna alla fine di febbraio 2022. «Penso di essere riuscito a presentare la posizione degli Stati Uniti in modo abbastanza chiaro. La Svizzera non dovrebbe essere usata per aggirare le sanzioni contro la Russia. Il messaggio è stato recepito», spiega.
Gli Stati Uniti avrebbero preso atto dei 7,75 miliardi di franchi di beni russi congelati in Svizzera. Ma «la Svizzera potrebbe bloccare altri 50-100 miliardi», secondo Miller, che chiede accordi internazionali di coordinamento.
Esorta inoltre Berna a prendere parte alla task force "Russian Elites, Proxies and Oligarchs". La Svizzera potrebbe così partecipare alla discussione su come confiscare questi fondi nel quadro del diritto internazionale e nazionale degli Stati interessati, spiega Miller. Finora la Svizzera non ha mostrato alcuna disponibilità a partecipare alla task force. Secondo l'ambasciatore, i Paesi che non si impegnano nella confisca dei fondi russi dovrebbero aspettarsi pressioni.
Per quanto riguarda la discussione sulla fornitura di armi, Miller ritiene che la Svizzera si trovi nella crisi più grave dalla Seconda guerra mondiale. «Si sta confrontando con il significato di neutralità. Noi la comprendiamo e la rispettiamo», afferma. Ma non si tratta di una costruzione statica. Per Miller, Berna non può definirsi neutrale e permettere che una o entrambe le parti usino le sue leggi a proprio vantaggio.
«Gli Stati Uniti e gran parte della comunità internazionale che sostiene l'Ucraina ritengono che il parlamento svizzero debba consentire la riesportazione il prima possibile», afferma ancora Miller. Se Berna avesse dato per scontato che il materiale bellico svizzero non sarebbe mai stato utilizzato nei conflitti, non avrebbe mai potuto fornire armi ad altri Paesi, conclude.