Associazioni di categoria e sindacati, oggi uniti a Berna per sostenere i lavoratori: «Ci vuole una task-force per tutelare i dipendenti»
BERNA - C'è chi stima 9'000, chi addirittura 12'000. Al di là delle cifre e delle speculazioni, la questione relativa al personale è una di quelle sicuramente più delicate dell'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs.
Se n'è parlato questa domenica al momento dell'annuncio, lo ha ribadito ieri anche la politica e - questa mattina - è il turno delle parti sociali, riunitesi a Berna in conferenza stampa. Presenti, attorno al tavolo, i rappresentanti dell'Associazione svizzera degli impiegati di banca (Asib) e l'Unione sindacale svizzera (Uss).
«Ci troviamo di fronte alla più grave tempesta nel settore bancario svizzero dalla crisi del 2008», apre il presidente dell'Asib Michael von Felten a cui fa eco anche il presidente di Uss, Pierre-Yves Maillard: «Siamo qui per tutelare i posti di lavoro dei lavoratori di Credit Suisse, che sono vittime ingiuste degli errori commessi dal management».
Entrambi gli attori chiedono quindi tutela dei circa 17'000 impiegati della banca, così come per quelli di Ubs.
Una task-force per ridurre al minimo i tagli e tutelare il personale
Una situazione straordinaria richiede misure straordinarie: «Innanzitutto chiediamo a Ubs, Credit Suisse e al Governo che venga istituita una task-force che lavori per garantire al minimo assoluto le perdite di posti di lavoro. Chiediamo anche il blocco dei licenziamenti fino alla fine del 2023 e una particolare tutela dei lavoratori over 55 e quelli che svolgono mansioni più particolari», continua la co-direttrice Natalia Ferrara, «per noi è importante ribadire che è inconcepibile che il salvataggio di una banca avvenga senza il salvataggio dei posti di lavoro. Questo, anche considerando i miliardi di garanzia messi sul tavolo dalla Confederazione».
«Il declino di Credit Suisse figlio di una gestione tossica»
«Parliamoci chiaro, se ci troviamo qui la responsabilità sta tutta nella direzione di Credit Suisse che ha portato la banca nel baratro, garantendo comunque ai piani alti stipendi e bonus milionari», aggiunge il capo economista di Uss Daniel Lampart che appoggia l'istituzione della task-force di cui sopra, «dare la colpa ai trend social per il fallimento di CS è pura ingenuità, il suo declino è iniziato anni fa con un etica d'investimento e una filosofia assolutamente tossica accompagnato da una dirigenza con pochissima esperienza. Ubs ora deve dare prova di responsabilità e solidità, riducendo i rischi e sospendendo i bonus».
Le richieste, in breve