L'associazione Pro Svizzera deplora la decisione della Commissione di sicurezza del Nazionale.
BERNA - Si sta giocando col fuoco. È quanto pensa l'associazione Pro Svizzera della decisione della Commissione della politica di sicurezza del Nazionale (CPS-N) di mettere fuori servizio 25 carri armati 87 Leopard (Leopard 2) affinché possano essere rivenduti al produttore tedesco Rheinmetall.
Secondo una nota odierna dell'associazione, sodalizio in cui sono confluite l'Azione per una Svizzera indipendente e neutrale (ASNI) e altre organizzazioni anti-europeiste, la decisione della commissione è un tentativo per aggirare le recenti decisioni del Parlamento che non intendono consentire - né direttamente né indirettamente - la fornitura di materiale bellico all'Ucraina.
Inoltre, prosegue il comunicato, una tale decisione rischia d'indebolire le capacità di difesa della Svizzera. Attualmente non è ancora stato possibile armare di tutto punto l'esercito svizzero, fanno notare. Insomma, invece di rafforzare la truppa, «politici in cerca di notorietà» sono disposti a mettere in gioco la vita dei nostri soldati.
La decisione della commissione, stando a Pro Svizzera, sarebbe un gesto di buona volontà in direzione dell'estero che vorrebbe costringere la Svizzera a rinunciare alla propria neutralità autorizzando la fornitura di armi. Per Pro Svizzera è chiaro: se la legge sul materiale bellico dovesse venir indebolita verrà lanciato un referendum.
La decisione della CPS-N
Secondo la CPS-N, la decisione di mettere fuori servizio 25 Leopard 2 non dovrebbe svantaggiare la formazione e la riserva di pezzi di ricambio per l'esercito svizzero. Una minoranza crede invece che questi veicoli non debbano essere messi fuori servizio in modo che possano essere reintegrati in un eventuale futuro caso di necessità, specie dopo l'aggressione della Russia all'Ucraina.
All'inizio di marzo, il presidente della Confederazione, Alain Berset, aveva dichiarato da New York di essere scettico circa la richiesta della Germania di riacquistare i carri armati Leopard 2 dalla Svizzera. La vendita di armi è disciplinata da regole per le quali non sono possibili eccezioni legali, aveva detto il consigliere federale, a causa delle leggi attuali riguardanti l'esportazione di armi.
Berlino, che aveva annunciato il trasferimento dei carri armati Leopard 2 all'Ucraina, vorrebbe invece colmare le lacune nell'artiglieria della Bundeswehr riacquistando alcuni carri armati dalla Svizzera. Stando alle dichiarazioni di un portavoce del ministero della difesa tedesco, si sarebbe potuto escludere contrattualmente che i carri armati provenienti dalla Svizzera venissero poi ceduti all'Ucraina. Una richiesta simile è pervenuta anche dalla Repubblica ceca. Il Consiglio federale ha già respinto le richieste di riesportazione di munizioni per carri armati da Germania, Spagna e Danimarca.
La Confederazione dispone di 230 carri armati Leopard 2, di cui 134 in servizio. I restanti 96 sono dismessi, ma ciò non significa che siano stati messi fuori servizio, aveva spiegato dal canto suo la consigliera federale Viola Amherd, capo del Dipartimento federale della difesa. Il diritto svizzero prevede che solo il materiale messo fuori servizio possa essere venduto e la decisione di cessarne l'impiego spetta al Parlamento.
Rafforzare la neutralità
Lo scorso 8 di novembre, Pro Svizzera ha lanciato un'iniziativa popolare volta a rafforzare la neutralità armata della Svizzera e impedire l'adesione della Confederazione ad alleanze militari. L'iniziativa vuole anche limitare l'adozione di sanzioni contro Stati belligeranti. I promotori, primo firmatario è il consigliere nazionale democentrista Thomas Aeschi (ZG), hanno tempo fino all'8 maggio 2024 per raccogliere le 100 mila firme necessarie.
Secondo Pro Svizzera, l'attuale politica estera della Confederazione si limita ad adottare le misure prese a livello internazionale. Berna ha ad esempio ripreso in pieno le sanzioni dell'Unione Europea contro la Russia, suscitando le ire dei suoi partner commerciali. A detta dell'associazione, queste misure si basano su una mentalità «da buoni e cattivi». La nostra credibilità nell'offrire buoni uffici sarebbe insomma svanita. Per Pro Svizzera, la Svizzera non deve seguire ciecamente gli altri, ossia essere un burattino dell'UE o degli Stati Uniti.