Uno studio dell'Università di scienze applicate mette in luce le abitudini mediatiche dei più piccoli: «Il 40% ha in mano il telefonino»
ZURIGO - Film e serie tv su Netflix o YouTube, TikTok e Whatsapp: cambiano i tempi (e i passatempi) e anche i bambini di scuola elementare finiscono nella rete. A radiografare le abitudini di svago dei piccoli studenti è uno studio - MIKE, acronimo tedesco di "Medien, Interaktion, Kinder, Eltern", ovvero media, interazione, bambini, genitori - del Dipartimento di psicologia applicata dell'Università di scienze applicate di Zurigo.
Da Harry Potter alle serie di Naruto e Squid Game - Il dossier mette in evidenza vari aspetti. Il primo è che l'attività mediale più gettonata è la televisione - nell'accezione più internettiana del termine - a portata di mano, una delle quali sempre occupata da un telefono, molto tempo acceso. Le trasmissioni preferite? Per i bambini delle elementari in assoluto figurano i grandi classici come Harry Potter, seguiti, al secondo e al terzo posto, dalla serie manga giapponese Naruto e da quella sudcoreana Squid Game.
Raccomandazioni in materia di età eluse - Quanto basta per evidenziare che l'osservanza di certe raccomandazioni in materia di età vengono considerate poco: alcuni episodi di Harry Potter sono autorizzati soltanto a partire dai 12 anni, e Squid Game soltanto dai 16 anni. «Nei racconti dei bambini sulle loro esperienze con i contenuti televisivi prevalgono gli aspetti positiv, tuttavia circa il 60 percento ha indicato di aver già visto contenuti che incutono paura» e quindi inappropriati per la loro età. Per questo, secondo Nina Hobi, della piattaforma nazionale Giovani e media, «è fondamentale parlare con loro dei contenuti di film e televisione e aiutarli a capire e inquadrare ciò che vedono. Inoltre, è particolarmente importante rispettare le raccomandazioni proprio in materia di età».
I videogiochi preferiti: Minecraft, Roblox e Mario Kart - Con Netflix e YouTube l'altra attività preferita dai bambini della scuola elementare è quella dei videogiochi. Ai primi due posti figurano Minecraft e Roblox. Il terzo posto è occupato dal gioco di corse Mario Kart, un classico che è stato costantemente aggiornato e sviluppato dal 1992. Gregor Waller, psicologo dei media della ZHAW, afferma che, «in generale, ancora oggi i videogiochi affascinano i ragazzi più che le ragazze. In effetti il 77 percento dei ragazzi e il 51 percento delle ragazze giocano ai videogiochi almeno una volta alla settimana». Waller sottolinea che, «in linea di massima, dopo la scuola elementare il tempo che i bambini trascorrono con i videogiochi aumenta, per raggiungere il suo picco apparentemente tra i 12 e i 13 anni. Durante l'adolescenza, i videogiochi perdono importanza».
WhatsApp e TikTok fanno tendenza - La ricerca ha mostrato come l'utilizzo del cellulare ovviamente sia in aumento: a usarlo almeno una volta alla settimana è il 40 percento dei bambini di età inferiore ai 10 anni, tra i ragazzi di 10-11 anni è già al 68 percento e tra i ragazzi di 12-13 anni all'81 percento. A partire dai 10 anni oltre la metà dei bambini possiede un proprio cellulare, mentre tra quelli di 12-13 anni la quota è già di tre quarti. «Tra i bambini dal quarto al sesto anno di scuola il servizio di messaggistica istantanea più utilizzato in assoluto è WhatsApp e tra le reti sociali quella più utilizzata in assoluto è TikTok (con il 37 %) almeno una volta alla settimana, seguita da Snapchat (28 %) e Instagram (17 %)» si legge nel rapporto.
L'invito dei ricercatori a un utilizzo dei media responsabile - Un accompagnamento responsabile sul sentiero dei social: ruota intorno a questo suggerimento l'opinione dei ricercatori. Secondo Waller, «è pertanto fondamentale accompagnare attivamente i bambini in queste fasi di sviluppo, soprattutto per il fatto che l'uso di cellulare e Internet è meno facile da controllare rispetto a quello della televisione» spiega. «È importante parlare e trovare accordi insieme - aggiunge - perchè il 40 percento ha visto cose inappropriate per loro. Un bambino su quattro è già venuto a conoscenza di offese online nei confronti di un altro bambino e il 15 percento dei bambini interpellati ne è stato direttamente vittima».
Il 6% ha subito delle molestie on-line - Waller, dossier alla mano, ricorda che «una quota analoga di bambini ha già avuto esperienze di esclusione, come ad esempio l'esclusione da una chat di gruppo. A circa un bambino su dieci è già capitato che propri video o foto venissero inviati senza il proprio consenso e il 6 percento ha già vissuto una qualche forma di molestia online». Anche secondo un'altra ricercatrice che ha partecipato allo studio, Liliane Suter, «è dunque particolarmente importante che persone di riferimento adulte accompagnino i bambini nella scoperta del mondo digitale, spieghino loro quali contenuti non andrebbero pubblicati e diano loro consigli concreti in caso di esperienze negative».