I veicoli delle flotte aziendali? Si punta sempre su benzina o diesel. Ecco i motivi
SVIZZERA - Sebbene si parli da tempo del passaggio graduale verso le auto elettriche, le aziende elvetiche continuano ad affidarsi a veicoli con motori a combustione per le loro flotte.
Lo rende noto il TagesAnzeiger, citando un'indagine redatta dall'associazione Clean Feet. Si tratta di risultati rilevanti in relazione al bilancio climatico dei trasporti, anche poiché quasi un'auto nuova su due fa parte di una flotta aziendale.
Il prossimo 18 giugno voteremo sulla nuova legge sulla protezione del clima, sulla base della quale entro il 2050 i trasporti dovrebbero essere neutrali dal punto di vista climatico. Qualcosa che però cozza con la prassi delle aziende elvetiche svelata nello studio.
Una «riluttanza generale»
Quali sono le motivazioni? Di certo non basta puntare il dito sulle sfide recenti che hanno toccato le imprese, a partire dalla pandemia fino ai problemi nelle catene di fornitura e all'aumento dei prezzi. Al quotidiano zurighese l'amministratore delegato di Clean Fleet Kurt Egli ha infatti detto che «c'è una generale riluttanza ad affrontare la questione, anche a causa di falsi preconcetti sull'autonomia delle auto elettriche». Insomma le aziende si preoccupano sì per il clima, ma la questione della mobilità arriva per ultima o non viene toccata affatto.
Ma perché? Da quanto emerge dal sondaggio, molte aziende (una su tre) lamentano che i modelli elettrici offerti sul mercato non soddisfano determinati requisiti (di trazione o traino). Un'azienda su cinque cita gli «elevati costi d'acquisto», altre le «difficili condizioni generali» e una su quattro «la mancanza di infrastrutture per la ricarica».
Sorge quindi spontanea la domanda se bisognerebbe intervenire, a livello governativo, per “spingere“ questo trend. Magari con un obbligo. Anche perché il traffico stradale causa circa il 30% delle emissioni di Co2, e le auto aziendali percorrono più distanze di quelle private.
I prezzi diminuiranno
Il Consigliere nazionale liberale Christian Wasserfallen la trova la strada sbagliata. «Il mercato invierà i segnali giusti, ma aziende ed enti statali dovrebbero investire per eliminare il collo di bottiglia delle stazioni di ricarica». Anche l'Unione professionale svizzera dell'automobile concorda, in primis poiché un intervento federale interferirebbe con la libertà imprenditoriale. L'associazione è però favorevole ad eventuali misure che renderebbero più attraente l'acquisto di auto elettriche, ad esempio attraverso sgravi fiscali.
Dal canto suo, il Consiglio federale non vede al momento la necessità di intervenire, perché nei prossimi anni la differenza di prezzo molto probabilmente diminuirà. Allo stesso tempo, c'è però l'intenzione di tassare anche le auto elettriche sull'importazione. Nel frattempo, i modelli e le offerte aumentano. Basterà per convincere le aziende? Solo il tempo lo dirà.