Il problema? È una dicitura ingannevole nei confronti dei consumatori. Quindi si cambia.
ZURIGO - Negli ultimi tempi, complice la maggiore attenzione della popolazione sui temi ecologici, sono comparsi sugli scaffali sempre più prodotti “a impatto climatico zero”.
Un'etichetta che si può trovare su bevande, su prodotti per l'igiene e su una miriade di altri articoli. Qualcosa su cui si può fare affidamento? Non esattamente, secondo un'analisi del Tages Anzeiger che, sulla base di alcuni studi, definisce alcune di queste promesse «imprecise e fuorvianti». Tra progetti gonfiati ed emissioni omesse, insomma, si tratta di «aria fritta». E infatti, a breve queste etichette scompariranno gradualmente.
Le critiche si sono incentrate in primis sul fatto che tali definizioni ingannerebbero i consumatori. Invece di ridurre i propri processi inquinanti, le aziende con quest'etichetta hanno infatti spesso solo pagato per ottenere una compensazione delle proprie emissioni di Co2.
«Può essere fuorviante»
Il tutto funziona tramite le società che si occupano di questi certificati. Un esempio è Climate Partner, con sede a Monaco, che calcola l'impronta di Co2 delle aziende in Svizzera (e nel resto del mondo), aiutando a ridurla compensando le emissioni rimanenti.
«È un argomento delicato», ha detto al quotidiano zurighese l'amministratrice delegata di Climate Partner Svizzera, ammettendo che «la terminologia usata può essere fuorviante». In futuro, le aziende titolari di questo marchio non potranno più definirsi neutrali rispetto al clima, ma avranno un nuovo label. Potranno ancora compensare le emissioni, ma «saranno anche obbligate a rispettare obiettivi e misure di riduzione delle emissioni», ha chiarito Müller, ciò che prima era solo raccomandato.
Anche la Fondazione Myclimate, con sede a Zurigo, e la società Swiss Climate, con sede a Berna, hanno dichiarato che le proprie etichette saranno adeguate e avranno nuove diciture. Qualcosa che avrà un impatto anche sui voli: Swiss permette ai passeggeri di “compensare” le emissioni dei propri voli, rendendoli neutrali. In futuro i passeggeri potranno solo «ridurre» le emissioni.
Alcune aziende, interpellate dal giornale, non considerano la scomparsa del termine “climaticamente neutrale” un problema, anzi. Viene sottolineata «l'opportunità», di poter progettare delle etichette in modo da esporre in maniera più chiara le proprie azioni a favore del clima.