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ZURIGOSempre più bambini problematici: gli insegnanti sono stufi

24.04.23 - 11:07
I docenti chiedono che i genitori siano responsabilizzati. La storia di Jairo: «Io difficile, ma nessuno mi ha teso una mano»
Getty Images/iStockphoto
Sempre più bambini problematici: gli insegnanti sono stufi
I docenti chiedono che i genitori siano responsabilizzati. La storia di Jairo: «Io difficile, ma nessuno mi ha teso una mano»

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ZURIGO - Ci sono bambini che escono dal seminato. Lo fanno a causa di disabilità fisiche o mentali, o per problemi comportamentali. Non rispettano le regole, non riescono a concentrarsi, diventano aggressivi nei confronti di compagni e insegnanti.

Il numero di coloro che hanno bisogno di cure speciali è chiaramente aumentato, come affermano i docenti e i rappresentanti dell'associazione degli insegnanti in un'intervista a 20 Minuten. Uno studio pubblicato a gennaio dall'associazione mantello degli insegnanti svizzeri (LCH) mostra che due terzi dei docenti hanno subito violenza a scuola negli ultimi cinque anni. In buona parte gli episodi erano scatenati dai genitori dei bambini, secondi solo a quelli provocati dagli alunni della loro stessa classe. Si è trattato perlopiù di insulti e offese, ma nel 15% circa dei casi, la violenza è sfociata in attacchi fisici.

«La scuola sta raggiungendo i suoi limiti»

La pazienza dei docenti è ormai al limite. L'associazione degli insegnanti di Basilea Città chiede, con un'iniziativa popolare cantonale, che i bambini difficili vengano inseriti in classi "speciali".

Anche l'Associazione svizzera degli insegnanti (LCH) è preoccupata per il sostegno integrativo, come afferma la presidente Dagmar Rösler. «Le scuole a volte sono al limite delle loro possibilità». Non tutto va male con il sostegno integrativo e molti bambini ne traggono beneficio, tuttavia il numero di alunni con problemi comportamentali è aumentato e c'è bisogno di un maggiore supporto per gli insegnanti.

«I genitori collaborano poco o per niente».

L'Associazione degli insegnanti del Canton Argovia ha formato una commissione interna per elaborare le modalità d'azione relative all'educazione integrativa. Il carico di lavoro ha raggiunto un livello non più sopportabile per molti insegnanti, afferma la presidente Kathrin Scholl. In linea di principio, gli insegnanti sostengono l'istruzione integrativa. Separare i ragazzi difficili dagli altri non è un'opzione a lungo termine. A breve termine, però, potrebbe esserlo: «In situazioni limite, sono necessarie delle pause per alleviare la tensione di tutte le persone coinvolte. Inoltre, gli insegnanti devono essere sostenuti e responsabilizzati nel gestire i bambini difficili».

Secondo Scholl, dovrebbe essere possibile coinvolgere meglio i genitori. «Spesso collaborano poco o niente. Non vedono il problema o danno la colpa alla scuola e agli insegnanti». Scholl ritiene sia necessario un modo per obbligarli a coeducare i loro figli. Se questo sia possibile dal punto di vista legale, deve essere ancora chiarito.

Dagmar Rösler, dell'Associazione Svizzera degli Insegnanti, ritiene difficile dal punto di vista giuridico ritenere responsabili i genitori. «Ma sarebbe auspicabile», afferma. 

«Avrebbero potuto chiedermi cosa stava accadendo»

Jairo Thoma ha 26 anni. Oggi non ha problemi nell'ammettere che in passato è stato un ragazzino complicato da gestire. «Ero un bambino molto difficile, ma solo perché venivo trattato ingiustamente. Alle elementari ero violento nei confronti degli altri. A casa sperimentavo io stesso la violenza. Ogni volta che qualcosa andava storto a scuola, i sospetti ricadevano immediatamente su di me. Che fosse giustificato o meno».

Secondo Jairo gli insegnanti avrebbero potuto andare a fondo, ma non l'hanno fatto: «Avrebbero potuto chiedermi perché venivo a scuola con lividi e ferite. Avrebbero potuto chiedermi cosa succedeva a casa che mi spingeva a comportarmi in quel modo. Ma non l'hanno fatto. Hanno sempre evitato il discorso e questo mi sconvolge ancora oggi».

Jairo è stato infine inviato in un collegio per ragazzi "complicati". «Mi sono trovato a scuola con persone con disabilità mentali, con ADHD e simili. Alcuni di loro erano semplicemente sfacciati e disadattati».

La svolta è arrivata in prima media: «Sono tornato al frequentare una scuola "normale". Ero di nuovo un essere umano, non più etichettato. C'erano colloqui semestrali con gli insegnanti e gli assistenti sociali. In seguito ho iniziato un apprendistato come manutentore, ma ho dovuto interromperlo. Per motivi di salute e anche perché il mio passato mi ha presentato il conto. Oggi sono in terapia per affrontare le mie esperienze infantili. Non sono ancora al punto in cui vorrei essere, ma sto facendo bene. Ora sono padre di un figlio e qualche anno fa ho avviato la mia attività di fotografo. Le cose stanno migliorando».

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