In pochissimi anni e sul filo di lana della legalità, la storia della grande passione per il comune bernese di Mohammed Saud Bahwan
GSTAAD - Una vera passione per il comune bernese di Gstaad, quella del miliardario omanita Mohammed Saud Bahwan, che lo ha portato ad accumulare una serie di immobili e di terreni nella pregiata località in pochi anni anche grazie - scrive il TagesAnzeiger - una certa compiacenza tanto del Cantone quanto della Confederazione.
Tutto inizia con un permesso B arrivato di gran carriera nel febbraio 2013, Bahwan - erede di un impero che spazia dalla vendita di noti marchi automobilistici fino all'immobiliare - che ha già uno chalet di vacanza all'ombra della funivia per l'Eggli, decide che non gli basta più e si interessa a un appezzamento di 1'100 metri quadrati ai piedi dei pendii del Wispile.
Il problema è che, secondo la legge svizzera, il suo permesso di dimora non gli permetterebbe l'acquisto del suddetto (infatti c'è una legge, la cosiddetta Lex Koller, che vuole evitare proprio il rischio di una speculazione edilizia da parte straniera). Malgrado ciò il suo notaio presenta comunque domanda al Cantone, chiedendo che sia un'eccezione.
La risposta da Berna arriva sei settimane dopo, ed è un sì perché «il signor Bahwan trascorre periodi sempre più lunghi nel nostro cantone, sviluppando un rapporto sempre più stretto con il comune dove dimora». Aiuta, scrive il quotidiano zurighese, anche il fatto che lo stesso starebbe valutando la possibilità di trasferire la sua residenza a Gstaad e sarebbe in trattativa con le autorità cantonali «per una tassazione forfettaria».
C'è però una clausola: il magnate deve vendere la sua casa di vacanza entro due anni, cosa che effettivamente farà. L'acquirente? Suo figlio secondogenito che la comprerà nel 2015 (verosimilmente con i soldi di famiglia). E non è l'unico membro della prole di Bahwan che in quell'anno acquisterà possedimenti a Gstaad, con altre tre appartamenti “di vacanza” comprati da tre figli di 19, 21 e 26 anni. Anche qui, per il Cantone è tutto in regola.
Bastano un paio di anni e la casa nuova sta già stretta alla famiglia che ne adocchia un'altra, su un terreno di 2'073 metri quadrati e nel 2016 manda una nuova richiesta a Berna. Anche qui arriva l'ok cantonale «considerando che le necessità di un imprenditore e investitore di successo», «con una famiglia numerosa e un corrispondente numero di dipendenti (cuoco, maggiordomo, autista, camerieri)». La richiesta è sempre la medesima, ovvero rivendere l'attuale villa, questa volta entro un anno per evitare di infrangere la Lex Koller.
Non lo farà, anzi, raddoppierà. Questo perché nel 2018 gli arriva il permesso C, cosa che - parole dell'ufficio cantonale - «era prevedibile» e quindi ha permesso di estendere il termine di un secondo anno. Diventato ufficialmente domiciliato, Bahwan continuerà i suoi acquisti con altri 3 chalet e 2 appartamenti per le vacanze in meno di 12 mesi.
Troppo facile? Ne è convinto il TagesAnzeiger, anche se sia l'Ufficio cantonale dell'economia che l'Ufficio federale di giustizia rimandano le illazioni al mittente. Secondo entrambe le istituzioni è stata seguita la prassi standard. «Non vi sono stati contatti diretti», e tutto si è basato sui documenti: «Ogni anno riceviamo migliaia di richieste di questo tipo, ci limitiamo a controllare che sulla carta tutto torni».