È l'opinione dello psicologo losannese Jon Schmidt
LOSANNA - La geolocalizzazione di bambini e ragazzi, attraverso orologi GPS e cellulari, è utile per far sentire i genitori al sicuro, ma può ostacolare il naturale processo di separazione dei figli: lo afferma lo psicologo losannese Jon Schmidt.
«Lungi da me gridare allo scandalo», afferma il 44enne in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano romando 24 Heures. «Come genitore sono consapevole di questa ambivalenza: sento il bisogno di sapere che mio figlio è al sicuro, ma allo stesso tempo desidero che diventi più indipendente. Questi strumenti fanno sentire i genitori al sicuro in un mondo in cui l'atmosfera generale è sempre più ansiogena».
«Da una certa età in poi, i bambini imparano a interagire e a vivere momenti senza i genitori», ricorda lo psicoterapeuta. «Questo inizia con l'asilo nido o la scuola materna e continua con la scuola elementare. Gradualmente avviene un processo di separazione. Ma se i genitori sono in costante contatto con il figlio, allora c'è un'onnipresenza di questo legame, che ostacola il processo».
«Non si tratta solo di orologi collegati: alcuni asili nido installano telecamere, per esempio, in modo che il genitore possa vedere il figlio giocare durante il giorno», prosegue lo specialista. «Tuttavia man mano che il bambino cresce deve imparare che i genitori non sono disponibili e che, a volte, dovrà arrangiarsi con altre risorse e trovare altri modi per rassicurarsi, soprattutto con l'aiuto di altri adulti. Per quanto riguarda i genitori, devono imparare a fidarsi del proprio figlio, ma anche di altri adulti (insegnanti, educatori) che si prendono cura del loro bambino. È questo che ci rende una società!».
Tutto questo diventa particolarmente importante durante l'adolescenza. «L'adolescente ha bisogno che i genitori non sappiano tutto quello che fa: deve correre dei rischi per diventare indipendente», argomenta Schmidt. «Quindi, se teniamo d'occhio i figli, saranno meno propensi a rischiare. Certo, non è facile per i genitori lasciarli completamente liberi, perché temono per la loro salute. Ma in realtà è così che evolveranno. Quindi, in questa fase, dovremmo certamente smettere di geolocalizzarli e lasciare che facciano le loro esperienze».