Dati di bambini in età scolare finiti sul dark web. La preoccupazione di una madre e il parere dell'esperto.
ZURIGO - Dei criminali informatici hanno pubblicato dati sensibili del Dipartimento dell'istruzione di Basilea Città sul dark web. «Purtroppo, questi includono anche informazioni degli studenti», scrive l'Autorità in una lettera ai genitori. Secondo i primi risultati, potrebbero essere incluse informazioni molto personali come i voti nelle pagelle scolastiche, i rapporti degli insegnanti o le valutazioni psicologiche. Gli attacchi informatici sono infatti esplosi durante le ultime settimane. Un aumento che preoccupa anche le autorità federali.
Silvia N.*, ora, teme che i suoi bambini siano maggiormente a rischio di diventare vittime di pedofili: «Su darknet sono pubblicati anche gli indirizzi e gli istituti d'appartenenza. I pedofili potrebbero intercettare i bambini mentre vanno a scuola», spiega su 20 Minuten.
Non è una novità che dei bambini vengano avvicinati dagli adulti mentre vanno a scuola, sottolinea la mamma. Da qui la decisione di accompagnare suo figlio nel tragitto per l'asilo. La donna per ora non si è confrontata con altri genitori. «C'è silenzio attorno all'accaduto, anche se grave». Silvia critica anche le autorità scolastiche: del furto di dati si è saputo in gennaio, ma le mamme sarebbero state informate solo ora.
Ma quanto è giustificata la preoccupazione di questa madre? Secondo Jérôme Endrass, dell'Ufficio per le carceri e il reinserimento del canton Zurigo, il numero di aggressioni sessuali sui bambini è relativamente alto rispetto ad altri reati. Secondo la sua esperienza, però, i pedofili hanno un modus operandi abbastanza definito: «Solitamente parlano con i bambini per strada e solo successivamente cercano di fare un passo avanti». Secondo Endrass non risultano pedofili che agiscono come agenzie di intelligence a caccia di dati sul web per identificare potenziali vittime.
«È anche vero che queste persone spesso si aggirano nel dark web», afferma Endrass. «Ma lì non cercano dati sensibili, scambiano materiale pornografico o resoconti di esperienze».
In ogni caso, la preoccupazione della madre è comprensibile, ammette l'esperto che, tra le altre cose, è anche docente di psicologia. «Anche se non ci sono prove scientifiche che i bambini siano ora esposti a un maggior rischio di incrociare pedofili, questa paura deve essere presa sul serio».
Che i timori siano stati presi sul serio lo conferma anche il Dipartimento dell'educazione di Basilea, attualmente al lavoro a pieno ritmo per fare maggior chiarezza sul furto di dati e sul loro contenuto. «Vorremmo contattare il prima possibile i genitori di bambini i cui dati sono entrati nel dark web in modo da poter fugare qualunque preoccupazione».
*nome noto alla redazione