In vista della fusione, una valanga di dipendenti si stanno auto-eliminando dai giochi. E forse i tagli saranno meno pesanti.
ZURIGO - Fusione all’orizzonte per Credit Suisse e UBS. Ma forse i tagli previsti non dovranno essere così tanti come preventivato finora. Già, perché sono moltissimi, fino a 150 al giorno, i dipendenti che si stanno chiamando fuori di loro spontanea volontà, riferisce oggi il Blick citando fonti interne a CS. E le lettere di dimissioni, negli uffici risorse umane, si moltiplicano.
L’ondata di licenziamenti arriverebbe soprattutto dall’Asia e dalle Americhe, e il turnover è particolarmente forte nell’investment banking. Certo, questo trend non stupisce: dopo l’annuncio della fusione UBS ha infatti dichiarato pubblicamente di voler ridimensionare questo settore di attività.
Il mese scorso fonti della SonntagsZeitung avevano anticipato che, con l’unione di CS e UBS, i manager della nuova super-banca erano intenzionati tagliare tra il 20 e il 30% dei posti di lavoro globali, per circa 25’000-36’000 posizioni in tutto. Ma, nel fuggi fuggi generale, si spera che lo scossone possa rivelarsi meno violento.
Se guardando al futuro si pensa positivo, il presente si fa però preoccupante. La pioggia di licenziamenti potrebbe infatti destabilizzare l’attività di Credit Suisse e rendere più difficoltoso il processo di fusione, il cui completamento potrebbe richiedere fino a quattro anni. Per questo, riferisce infine il Blick, CS sta ancora assumendo personale.