Nei Grigioni è in atto una rivolta silenziosa per le normative sempre più severe richieste da Bio Suisse
SAINT MORITZ - Bio e svizzeri, una storia d'amore che negli anni ha dato frutti e generato una filosofia di business e una serie di prodotti ai quali in molti non possono più rinunciare. Ma, come ogni relazione appassionata, non sono mancati - e non mancano - gli screzi, alcuni dei quali davvero importanti.
L'ultimo, di cui scrive anche la NZZ, riguarda il muso duro fra i produttori di latte (soprattutto engadinesi) e Bio Suisse. Sarebbero diversi, infatti, gli imprenditori che fra il 2022 e il 2023 hanno deciso di sfilarsi dall'affiliazione con la gemma causando un'infelice reazione a catena.
Se non c'è il latte bio, allora non si può più fare lo yogurt bio e nemmeno il formaggio d'altura engadinese, praticamente da sempre marchiato con la riconoscibile gemma verde. Ora, a causa della defezione di massa, rischia di venire a mancare circa il 40% del latte bio.
Quelle severe linee guida
A spiegare il perché della scelta dei suoi colleghi, ci ha pensato Armon Mayer presidente della Cooperativa casearia dell'Engadina che - al tema - ha dedicato anche un'accorata lettera sulle pagine della Bauernzeitung. Lui non ha dubbi e punta il dito in direzione di Bio Suisse e sulle nuove (e molto severe) linee guida del 2022.
Queste hanno ridotto la quantità di mangime concentrato ad alto contenuto proteico (dal 10% al 5%) e hanno introdotto il divieto d'importazione di fieno bio dall'estero. Tutto deve essere biologico, e Svizzero.
Un grandissimo problema, soprattutto nelle zone di alta montagna dove coltivare è praticamente impossibile: «In quei casi, in molti utilizzavano la colza biologica tedesca», spiega Mayer, «in questo modo non solo cala la produzione, ma si mette a rischio anche la salute stessa degli animali, soprattutto nelle mucche che dopo il parto hanno bisogno di integrare le energie perdute».
L'Engadina non è la Svizzera, ma...
La "defezione" engadinese a livello svizzero resta un unicum, anche se il malumore fra i produttori è abbastanza condiviso. A confermarlo al quotidiano zurighese è Boris Beuret di Suisse Biomilch che ammette che le nuove norme del 2022 sono effettivamente «impegnative» per i produttori, anche se a giovarne è il prodotto. Nessuno (almeno per ora) si sarebbe però “sfilato” dall'affiliazione.
Per circoscrivere il fenomeno e tastare il polso della situazione Bio Suisse e Bio Grischun - anche loro consapevoli della situazione tesa - hanno confermato di essersi attivate per incontrare le aziende agricole e i produttori.