La singolare vicenda che si trova a vivere la popolazione di un villaggio bernese.
NIEDERBIPP - «Qui siamo stati messi di fronte alla nuda realtà». È la laconica dichiarazione del sindaco di Niederbipp Sibylle Schönmann rilasciata al quotidiano 20Minuten a commento della decisione del Cantone di far arrivare in un quartiere del paese - dove vivono 180 persone - centoventi asilanti. Verranno ospitati temporaneamente in un ex hotel in attesa che il nuovo edificio dove troveranno la definitiva sistemazione sarà pronto.
La cosa non è stata accolta bene dalla popolazione, molto critica sull'intera operazione che «sarebbe stata presa con poco preavviso e senza tenere conto della comunità» riporta il quotidiano zurighese. Stando alle informazioni raccolte dal quotidiano, i residenti non sono abituati alla presenza di richiedenti asilo nel loro villaggio e inoltre, a causa delle diverse nazionalità, gli abitanti prevedono problemi di natura linguistica, ricordando tra l'altro che in paese non ci sono praticamente opportunità di lavoro.
Il sindaco ricorda che l'arrivo di così tanti rifugiati comporterà dei costi aggiuntivi molto elevati che il Comune non sarebbe in grado di sostenere: «Ad esempio, non ci sono collegamenti con i trasporti pubblici», dice Schönmann. «Il Cantone si aspetta che il Comune si faccia carico dei costi di trasporto dei nuovi scolari». E aggiunge: «L'obiettivo principale dovrebbe essere l'integrazione di queste persone. Ciò significa offrire corsi di lingua e opportunità di lavoro, e per questo abbiamo bisogno anche di denaro che al momento non è disponibile».
Il sindaco sottolinea che «non abbiamo nulla contro gli stranieri, ma l'approccio del Cantone ci sconvolge», riferendosi indirettamente a ciò che un residente dichiarerà poco più tardi allo stesso quotidiano: «Il rapporto 180 e 120 è semplicemente folle. Come cambierà il nostro quartiere con il doppio delle persone?».
Alle critiche degli abitanti ha risposto il portavoce della Direzione Salute, Socialità e Integrazione del Cantone, Gundekar Giebel: «In generale, si può affermare che nessun Comune reagisce con gioia all'apertura di un nuovo alloggio collettivo. Finora abbiamo sempre trovato soluzioni per creare una convivenza».