Lavoravano in uno studio nel centro di Zurigo, ma non erano dottoresse: «L'operazione è stata una carneficina».
ZURIGO - Immaginatevi la scena: nel bel mezzo di un trapianto di capelli, la polizia in borghese sfonda la porta e ammanetta le due infermiere. Non è una di quelle clip surreali da social network ma è quello che è successo davvero in una clinica per la salute del cuoio capelluto nella Bahnhofstrasse zurighese.
Le donne, una 43enne e una 24enne entrambe di nazionalità turca e che non parlano una parola di tedesco, sono finite davanti al giudice del Tribunale distrettuale di Zurigo con l'accusa di pratica illecita della professione. Ma non solo, anche di aggressione e lesioni semplici.
Sono molte le aree grigie riguardo a tutta la faccenda, fra queste non è nemmeno chiaro se le due si spacciassero per dottoresse oppure semplicemente operassero su pazienti ignari, una cosa è però certa: la pratica, a cui diversi si sono sottoposti tra i quali anche l'uomo che poi le ha denunciate, è stata paragonata «a un supplizio simile alla tortura» e a «una carneficina».
Come scrive il TagesAnzeiger, il dolore provato dagli sventurati pazienti era tale che erano necessarie diverse iniezioni di anestetico direttamente nella testa. Secondo il querelante, nel suo caso sarebbero state addirittura una cinquantina. Per il giudice «già una sola iniezione di anestetico senza un'adeguata supervisione medica», è parificabile al reato di aggressione.
Secondo la difesa, le responsabilità delle donne sarebbe da ritenersi scemata: la gran parte della colpa starebbe nella gestione dello studio che le avrebbe «catapultante in Svizzera» presentandole poi ai clienti come dottoresse «mentre loro non lo avrebbero mai fatto».
Lo studio, che si beava della pregevole cornice zurighese, veniva presentato solamente a una clientela turca e proponeva delle tariffe davvero basse: «2'300 franchi per un trapianto è una cifra che dovrebbe far sospettare che ci sia qualcosa che non va», ha commentato uno dei difensori.
Una delle due donne ha poi ammesso di aver praticato anche nel Canton Appenzello, sempre senza i permessi necessari. Ma, in quel caso, aveva assistito un medico.
Nei loro confronti, il Pubblico ministero aveva chiesto 10 mesi e l'espulsione. In stato di detenzione preventiva, le due sono state condannate rispettivamente a 8 mesi e 8 mesi mezzo di reclusione.
Al termine del processo, vista la pena già scontata, le due saranno donne libere.