Si tratta di un picco superiore rispetto al 2017 e al 2019, ma molto inferiore al primato assoluto di mortalità del 2003.
BERNA - Le alte - e prolungate - temperature registrate l'anno scorso, le maggiori dal 1864, sono risultate fatali per 474 persone (1,7% della mortalità totale). Si tratta di un picco superiore agli anni di caldo record 2017 e 2019, con rispettivamente 399 e 338 decessi. Il Ticino (59 casi nel 2022), la regione di Ginevra (156) e la Svizzera nord-occidentale (83) sono stati particolarmente toccati dal fenomeno.
Tuttavia il picco del 2022, benché elevato, è ancora di molto inferiore ai 1402 casi di morte (126 in Ticino) a causa del caldo registrati nel 2003, sottolinea l'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) in un comunicato odierno. L'UFAM spiega tale differenza col numero di notti tropicali a nord delle Alpi inferiore l'anno scorso rispetto a vent'anni fa.
Caldo record - A ogni modo il 2022, sebbene meno mortifero rispetto al 2003, è entrato nella storia come l’anno più caldo e il più soleggiato dall’inizio delle misurazioni nel 1864. Mentre la temperatura media nazionale nel periodo 1991-2020 raggiungeva i 5,8 °C, nel 2022 è passata a 7,4 °C, segnando il picco provvisorio di un rialzo osservato a partire dal 2010: in questo arco di tempo si collocano i sette anni più caldi dall’inizio delle misurazioni. Nel complesso, la temperatura media annuale è aumentata di 2 °C.
A sud delle Alpi l’inverno 2021/2022 era già stato il secondo più mite e il più soleggiato da quando sono iniziate le misurazioni. Vi ha fatto seguito una primavera assai mite: il mese di maggio 2022 è il secondo più caldo dall’inizio delle misurazioni. L’estate ha raggiunto uno storico secondo posto. Nella Svizzera meridionale e settentrionale sono stati raggiunti valori superiori a 36 °C, superati solo durante l’estate canicolare 2003.
Il periodo caldo più lungo si è avuto a Lugano, dove per 14 giorni consecutivi la temperatura ha raggiunto o superato i 30 °C. Con 63 giorni di canicola, Stabio ha persino superato il record del 2003. Da aprile a settembre Ginevra e Basilea hanno toccato il record di ore di sole registrate. Il 25 luglio le temperature elevate hanno fatto salire anche l’altezza dell’isoterma di zero gradi a un nuovo primato: 5184 metri.
Il mese di settembre ha riportato temperature fresche, con valori al di sotto della media. Ottobre è stato caratterizzato nuovamente da un caldo record, mentre l’autunno 2022 è stato il terzo più mite dal 1864.
Sete d'acqua e incendi - Le temperature torride del 2022 sono state accompagnate da precipitazioni scarse, in particolare a marzo, se non addirittura assenti, come nei mesi di maggio e luglio. Tuttavia, grazie alle piogge di fine estate, nel complesso l’anno non è stato così asciutto come si temeva nei primi mesi. Solo in singole regioni il 2022 è stato l’anno con le precipitazioni più scarse nelle serie di misurazioni decennali. In autunno si sono avute precipitazioni sopra la media a nord e sotto la media a sud.
La siccità ha causato una grande scarsità d’acqua in estate. Alcune sorgenti sono andate in secca. Le falde freatiche e il livello dei corsi d’acqua hanno toccato minimi storici. La siccità ha fatto aumentare anche il pericolo di incendi boschivi. Con un totale di 131 roghi si è raggiunto un livello superiore rispetto agli anni precedenti (109 incendi in media fra il 2000 e il 2018), che hanno distrutto ogni anno una superficie di 168 ettari. La regione maggiormente colpita è stata il Ticino con 64 roghi. I Grigioni hanno segnalato 30 incendi boschivi e il Vallese 15.
A causa della canicola e della scarsità di precipitazioni, nell'anno sotto esame sono state osservate foglie marroni nei boschi già all’inizio di agosto. Questo fenomeno ha interessato regioni settentrionali come l’Ajoie nel Giura e il Laufental nel Cantone di Basilea-Campagna. L’effetto è stato ancora più visibile in Vallese e nel Mendrisiotto (TI), dove già nel mese di agosto interi boschi su superfici molto estese presentavano un colore marrone.
Ghiacciai, record scioglimento - Nel comunicato, l'UFAM non poteva non fare un cenno ai ghiacciai che l'anno scorso hanno perso volume come non mai: si sono sciolti 3 chilometri cubi di ghiaccio, pari al 6%. Ciò corrisponde all’incirca alla superficie del lago di Zugo.
Il 2022 diventa quindi un nuovo parametro di riferimento, dal momento che fino ad oggi era considerata estrema una perdita del 2% di ghiaccio. I ghiacciai di piccole dimensioni sono quasi scomparsi tanto che sul ghiacciaio del Pizol (SG), il Vadret dal Corvatsch (GR) e lo Schwarzbachfirn (UR) le misurazioni del bilancio di massa sono state sospese.