«Di tutti i trattati di pace firmati dopo la Prima guerra mondiale, è l'ultimo ad essere ancora in vigore oggi»,
LOSANNA/ANKARA - Quasi 100 anni fa, il 24 luglio 1923, il Trattato di Losanna ridisegnò il Medio Oriente, stabilendo i confini attuali della Turchia moderna, ma stroncando nel contempo le aspirazioni di autonomia di diverse comunità, in particolare Curdi e Armeni.
«Di tutti i trattati di pace firmati dopo la Prima guerra mondiale, è l'ultimo ad essere ancora in vigore oggi», fa notare a Keystone-ATS lo storico Antoine Fleury, professore emerito dell'Università di Ginevra e già direttore dei Documenti diplomatici svizzeri.
Prima del Trattato di Losanna, c'era stato il Trattato di Sèvres, vicino a Parigi, firmato nel 1920 e destinato a regolare lo smembramento dell'Impero Ottomano uscito sconfitto dalla grande guerra. Questo primo trattato «puniva» i perdenti e assegnava un territorio alquanto ridotto alla Turchia. Agli occhi dei nazionalisti turchi, guidati da Mustafa Kemal - il futuro Atatürk - fu considerato «un'umiliazione» e si ribellarono, racconta Fleury.
Forte di una vittoria militare sulle forze greche nella pianura anatolica, ma anche del sostegno dell'Unione sovietica, Atatürk riuscì a imporre una rinegoziazione del trattato che ebbe luogo a Losanna. Sulle sponde del Lemano la Turchia ottenne «una nuova delimitazione dei confini e la completa sovranità, libera da interferenze straniere», rammenta Fleury. Tre mesi dopo, Atatürk - letteralmente il padre dei Turchi - proclamò la Repubblica, trasformando uno Stato islamico in parte ancora medievale in un moderno Stato laico.
Tradimento!
Il Trattato di Losanna significò però anche la fine dei sogni di un'Armenia unificata per questo popolo ancora segnato dal genocidio perpetrato dai Turchi nel 1915. I Curdi videro polverizzarsi il sogno di uno Stato indipendente, il Kurdistan, come delineato invece nel Trattato di Sèvres. «Losanna è sinonimo di tradimento e di trauma profondo per questi popoli», sottolinea lo storico.
Il tradimento è stato quello delle grandi potenze, guidate da Gran Bretagna e Francia, che dopo il Trattato di Sèvres hanno «voltato pagina» per una serie di ragioni geopolitiche ed economiche, oscillanti tra la «paura» dei sovietici e la conservazione di territori ricchi di petrolio, spiega Fleury. Insomma «c'è stata molta codardia», secondo lo studioso, riferendosi al destino delle minoranze dell'ex Impero Ottomano.
Il trattato, inoltre, istituì anche vasti scambi forzati di popolazione, basati sull'appartenenza religiosa, tra la Turchia e la Grecia, che provocarono centinaia di migliaia di morti.
A Losanna furono necessari due cicli di negoziati - dal 21 novembre 1922 al 4 febbraio 1923, poi dal 23 aprile 1923 al 24 luglio 1923 - prima della firma del Trattato. Vi parteciparono numerose personalità politiche di alto livello, tra cui Lord George Curzon e Raymond Poincaré, ministri degli Esteri britannico e francese. Presente all'incontro anche il nuovo capo del governo italiano, Benito Mussolini.
Da parte turca, la delegazione era guidata dal generale Ismet Pasha, futuro presidente del Paese. Esclusi Armeni e Curdi. Si trattò «di discussioni tra grandi potenze non inquadrate dalla neonata Società delle Nazioni», sottolinea Fleury.
Per l'occasione, furono requisiti diversi luoghi emblematici del capoluogo vodese: il Castello di Ouchy per i negoziati, il Palazzo di Rumine per la firma del trattato e il Casinò di Montbenon per la cerimonia di apertura. Le delegazioni furono accolte nei migliori alberghi della città, come il Beau-Rivage.
Molta folta anche la presenza di giornalisti - 300 - da tutto il mondo, tra cui un giovanissimo Ernest Hemingway, allora corrispondente per il Toronto Star.
Elogio della neutralità
Se Losanna fu scelta per questi negoziati fu soprattutto per la neutralità della Svizzera, secondo Fleury, ma anche perché si trattava di una «rinomata località di villeggiatura, facilmente raggiungibile in treno», grazie soprattutto all'Orient-Express e alla realizzazione del tunnel del Sempione.
Nel suo discorso di apertura, riportato dalla Città di Losanna sul suo sito web, Lord Curzon elogiò la neutralità svizzera. «È la prima volta, signori, che ci incontriamo in un Paese neutrale e se dovessimo scegliere un Paese neutrale, non c'è nessuno al mondo con più credenziali della Svizzera», affermò.