La messa in guardia arriva dagli esperti: «Fiducia e autonomia a rischio»
GINEVRA - La sempre più diffusa geolocalizzazione dei figli - attraverso orologi connessi, telefonino o altri dispositivi - può comportare problemi sul fronte della fiducia e dell'autonomia, specie in età adolescenziale: la messa in guardia arriva dagli esperti.
I genitori sanno dove è il figlio - o hanno l'impressione di saperlo «e questo porta a un controllo costante», spiega ai microfoni di radio RTS Elsa Baader, psicologa attiva presso Ciao, associazione romanda che gestisce una piattaforma di domande e risposte destinata a ragazzi di età compresa fra 11 e 20 anni. Si pone quindi la questione legata alla perdita di autonomia dei giovani, tanto più che il settore è in piena espansione: ad esempio un modello su due degli smartwatch è concepito per bambini.
Più in avanti negli anni il tema si fa fondamentale. «Quando si è adolescenti è molto importante prendere delle decisioni per entrare passo dopo passo nel mondo degli adulti: il fatto che i genitori sappiano costantemente dove si trova toglie fiducia», spiega l'esperta. Il sentimento di fiducia deve essere costruito da entrambe le parti. «I genitori creano un quadro, discutendo con il figlio, il giovane deve essere d'accordo con questo, sebbene la decisione finale spetti ai genitori, ci deve essere una discussione affinché sia i genitori che l'adolescente si sentano in sicurezza».
Ma se utilizzare gli strumenti di geolocalizzazione non è facile, anche il non usarli si rivela difficile. «Scegliere di non ricorrere a questo dispositivi può portare a una certa esitazione», osserva Yann Bruna, docente di sociologia all'università di Parigi Nanterre, a sua volta intervistato dalla radio romanda. «Si può pensare: se succede qualcosa non mi accorgerò». Si sviluppa quindi il timore di sbagliare. «Quando si può avere accesso all'informazione e si decide di non farvi ricorso ci si impegna sul piano della responsabilità».
Ulteriori difficoltà nascono anche quando a un certo punto i genitori - con figli nel frattempo di 16 o 17 anni - rinunciano al controllo. «Questo succede di colpo e sicuramente renderà insicuro l'adolescente, che gode di una libertà che non aveva prima», sottolinea Baader. A suo avviso l'assunzione di autonomia deve invece avvenire a piccoli passi. «Il rischio è che l'adolescente si rivolga sempre ai genitori per prendere le sue decisioni».
Ma anche per gli adulti i problemi non mancano: in un contesto dominato dalle reti sociali, «la geolocalizzazione può giocare un ruolo nei nuovi obblighi sociali di mostrarsi, di essere visibili, di esporsi nello spazio digitale», spiega Bruna. «Perché se siete geolocalizzati in quanto avete accettato di esserlo e dall'oggi al domani decidete di non mostrare più la vostra posizione commettete quasi un atto di devianza, potreste voler nascondere qualcosa», conclude.