Un anno fa la situazione sembrava tragica. E ora? Facciamo il punto
BERNA - Le riserve energetiche della Svizzera basteranno per l'inverno? O patiremo il freddo? Erano queste le domande che - esattamente un anno fa - monopolizzavano il dibattito pubblico. «Ogni chilowattora conta», aveva dichiarato il ministro dell'Economia Guy Parmelin, prima di lanciare una campagna di risparmio energetico assieme all'allora ministro dell'Energia Simonetta Sommaruga.
Il Consiglio federale aveva addirittura elaborato un piano che prevedeva l'imposizione di una temperatura massima di 20 gradi all'interno delle abitazioni elvetiche e - nel peggiore dei casi - delle interruzioni temporanee di elettricità. Ma l'inverno si rivelò mite e la Confederazione non dovette attuare il piano di emergenza. «Falso allarme», si saranno detti in molti.
Quest'inverno - anche se la guerra in Ucraina continua a creare scompiglio sui mercati internazionali e le forniture di gas russo sono ai minimi storici - la situazione sarà meno problematica. Molte delle centrali nucleari francesi che erano state "spente" per motivi di manutenzione sono state riaperte: l'offerta di energia atomica è notevolmente aumentata rispetto all'anno scorso. Anche se non proverrà più dalla Germania, dove sono state recentemente chiuse tre centrali nucleari.
Sarà inoltre possibile - grazie agli sforzi della Confederazione - importare maggiori quantità di gas liquefatto. E i laghi alpini di stoccaggio sono attualmente pieni.
La situazione sui mercati dell'energia elettrica è - di conseguenza - più rilassata del solito. Il costo di un megawattora si aggira attorno ai 200 franchi. Si tratta di un prezzo leggermente più alto rispetto al periodo precedente lo scoppio della guerra in Ucriana, ma nettamente inferiore (di cinque volte) rispetto all'anno scorso.
Anche la situazione sul mercato del gas è migliorata. Tuttavia gli esperti non possono escludere una carenza di elettricità. Molto dipende dalle temperature del prossimo inverno. Se tutta l'Europa soffrirà di un freddo glaciale, saranno necessarie quantità di gas ed elettricità maggiori del previsto.
Le misure precauzionali - Nonostante il "buon umore", la Conferazione sta adottando una serie di misure precauzionali. Ne è un esempio l'ampliamento delle riserve idroelettriche. In cambio di un incentivo economico, le centrali idroelettriche trattengono più acqua da turbinare in caso di necessità. Una parte di queste sono già stata richieste dalla Confederazione. Un'altra verrà ordinata a settembre.
Il Consiglio federale ha inoltre obbligato i gestori delle reti di gas svizzere ad aumentare le proprie riserve. Queste sono pari al 15% del consumo annuale. Ma c'è un problema: la Svizzera non dispone di impianti di stoccaggio abbastanza grandi da contenere la totalità delle riserve necessarie. Si affida dunque a Paesi terzi, nella speranza che rispettino gli accordi in situazioni di emergenza.
Il ministro dell'Energia Albert Rösti ha recentemente firmato un accordo con l'Italia. Questo prevede che la Svizzera ottenga gas dal Paese confinante, nel caso in cui la Germania sia impossibilitata o si rifiuti di fornire gas alla Svizzera. In cambio, la Confederazione si impegna a non prelevare gas dal gasdotto che attraversa il suo territorio e giunge nella penisola italiana.
Sono inoltre disponibili le centrali di riserva di Birr, Cornaux e Monthey, che possono trasformare gas in elettricità se necessario. I contratti per queste centrali sono validi fino al 2026. Ieri l'Ufficio federale dell'energia (Ufe) ha indetto una gara d'appalto per garantire ulteriori forniture per i prossimi 15 anni.