Negli Stati Uniti una persona su cinque descrive così il proprio lavoro. E il fenomeno è in forte espansione anche in Svizzera.
ZURIGO - Non è certo una novità il fatto che non tutti i lavori abbiano senso e apportino benefici sociali. L'autore David Graeber, nel 2018, ha persino scritto un libro sul fenomeno, chiamato "Bullshit Jobs".
Per la prima volta, tuttavia, un ricercatore dell'Università di Zurigo ha valutato i dati statistici degli Stati Uniti e ha esaminato i settori in cui le persone percepiscono il proprio lavoro come, appunto, "del cavolo". Il risultato: per un intervistato su cinque il proprio lavoro è raramente o mai utile e non genera valore aggiunto per la società. Lo psicologo aziendale Christian Fichter è sicuro: «In Svizzera non è diverso. Con la globalizzazione, anche da noi stanno crescendo i posti di lavoro del cavolo».
I modelli di gestione comportano molti costi, ma raramente benefici
Secondo Fichter il problema è alla base: «A qualunque allenatore che, spesso, ha avuto successo per caso o per fortuna, viene chiesto come abbia fatto. Questi elabora quindi un modello di gestione, gli dà un nome sexy, lo condisce con alcuni termini tecnici e lo riversa in una forma geometrica: la piramide del successo o simili sciocchezze».
Questi concetti vengono adottati ciecamente da manager e aziende: «Un intero settore è impegnato a vendere ai dirigenti presunte ricette vincenti. Indipendentemente dal fatto che contribuiscano o meno in modo dimostrabile al successo dell'azienda o alla soddisfazione dei dipendenti».
«Le persone con salari alti sono brave a ingannare se stesse»
Secondo Fichter, più alto è lo stipendio, più ci si trova a dover lottare per la propria posizione. «Come conseguenza questi manager arrivano a non sapere più esattamente cosa stia accadendo nei loro team». Inoltre, in alcune aziende, i dirigenti passano più tempo a tutelare se stessi e a fare i conti con questioni prioritarie che alla fine sono irrilevanti, che a contribuire al core business. «Se un'azienda trascura il successo e la soddisfazione dei dipendenti in questo modo, crea soprattutto una cosa: lavori del cavolo». Le persone in posizioni ben pagate sono brave a illudersi: «Se guadagno un quarto di milione all'anno, posso convincermi che è estremamente importante trasferire dati da un Excel all'altro tutto il giorno».
L'automazione porta i dipendenti a "lavori del cavolo"
Secondo Fichter, ci sono anche molti lavori del cavolo in posizioni meno elevate: «Le aziende spesso non si accorgono quando singoli lavori o interi reparti sono diventati superflui. Se i dipendenti con lavori inutili non reagiscono, a un certo punto non avranno più niente da fare». Secondo Fichter, laddove il proprio lavoro non ha più senso, la frustrazione è inevitabile.
L'esperto ritiene che molti posti possano essere sostituiti dall'automazione e, più recentemente, da sistemi supportati dall'intelligenza artificiale. «Quando le aziende capiscono che devono impiegare diversamente i propri dipendenti, i lavori che stanno offrendo sono diventati da tempo del cavolo».
Per lo psicologo aziendale, quindi, è chiaro: «Se qualcuno si accorge che i propri compiti non hanno più senso, deve assolutamente discuterne con il supervisore e bisogna correggere il tiro. Tanti lavori del cavolo non solo costano un sacco di soldi all'economia, ma incidono anche sulla salute mentale dei dipendenti». Se l'azienda non se ne accorge rimane solo una cosa fare: «A quel punto è il momento di cercare un nuovo lavoro».