La Catena della Solidarietà ha fatto il punto sulla raccolta fondi lanciata dopo il terribile terremoto avvenuto il sei febbraio.
BERNA - Trenta milioni di franchi. È questa la cifra raccolta dalla Catena della Solidarietà per aiutare le popolazioni di Turchia e Siria che sei mesi fa furono colpite da uno dei terremoti più devastanti degli ultimi trent'anni. Il violentissimo sisma di magnitudo 7,8 e le successive scosse, verificatesi nella notte tra il cinque e il sei febbraio, avevano provocato oltre 57'700 vittime e più di 120'000 feriti.
Quello che è stato fatto - A riportare la cifra delle donazioni è stata la stessa organizzazione che ha pure precisato come questi soldi siano stati utilizzati. Sin dai primi giorni, infatti, la Catena della Solidarietà ha finanziato in particolare un’operazione di ricerca dei sopravvissuti tra le macerie. «Nelle settimane e nei mesi successivi - precisa il responsabile dei Programmi umanitari Tino Wehrle - e nostre organizzazioni umanitarie partner hanno distribuito acqua potabile, viveri, kit igienici, alloggi, coperte e stufe. Hanno altresì allestito cliniche mobili per garantire un accesso all’assistenza sanitaria. A oggi, il 40% dei fondi donati è stato stanziato a favore di 19 progetti umanitari».
E quello che c'è da fare - Nei prossimi mesi, invece, l'aiuto promosso dalla Catena della Solidarietà si concentrerà sul ripristino dei sistemi di approvvigionamento idrico, sulla gestione dei rifiuti, la riparazione degli edifici e l’accesso ai servizi di salute mentale. «Aiuteremo anche le persone colpite da questa tragedia a rimettersi in piedi e a riprendere un’attività professionale, per poter sperare in un futuro migliore», continua Wehrle che lo scorso mese di maggio ha visitato Antakya e Kahramanmaras, due delle città più colpite dal sisma. «Sono rimasto profondamente colpito dall’entità dei danni e dalla resilienza delle persone vittime dalla catastrofe», ammette Wherle. «Hanno perso i loro cari, le case, i mezzi di sostentamento e vivono tuttora in alloggi provvisori. Anche in Siria la situazione è catastrofica. I terremoti hanno interessato regioni già messe a dura prova da un conflitto che si protrae da 12 anni. Migliaia di persone si trovano confrontate con la mancanza di acqua potabile e servizi igienici, una situazione che favorisce la diffusione di malattie quali il colera».