La consegna, in mattinata, presso la Cancelleria federale. Chiesa: «Resta tra i canoni più alti». Quadri: «I giovani guardano altro»
BERNA - Trentamila arrivano solo dal Ticino. Dopo l'annuncio, a fine giugno, l'ufficialità oggi. Il comitato promotore dell'iniziativa SSR "200 franchi bastano!"* si è presentato questa mattina presso la Cancelleria federale per depositare le oltre 100 mila firme (128'128 per la precisione) raccolte in poco più di un anno (la campagna era stata lanciata il 1° marzo 2022 e la raccolta era scattata da Berna il 31 maggio).
A Berna erano presenti il consigliere nazionale Thomas Matter (UDC/ZH), il consigliere agli Stati e presidente di UDC Svizzera Marco Chiesa (UDC/TI), la consigliera nazionale Daniela Schneeberger (PLR) e il consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega).
«La popolazione desidera la riduzione delle tariffe» - «La velocità con la quale abbiamo raccolto le firme dimostra quanto la popolazione desideri una riduzione delle tariffe della SSR. Abbiamo ricevuto grande sostegno e approvazione», ha sottolineato Matter.
«Più soldi nelle tasche della popolazione» - «Solo nel Canton Ticino ne abbiamo raccolte 30'000. Penso che 200 franchi di canone sia più che ragionevole per garantire il servizio pubblico nel nostro Paese. L’iniziativa mantiene una chiave di ripartizione favorevole al Ticino e assicura almeno lo stesso sostegno finanziario alle emittenti private. Altri riescono a fare un ottimo lavoro con mezzi molto limitati. Certo, diminuirebbero le entrate della SSR, ma i soldi rimarrebbero nelle tasche della popolazione», ha aggiunto Chiesa.
«Si sgravano imprese e attività commerciali» - «Non solo - ha incalzato Schneeberger -, l'iniziativa è importante anche perché libera le imprese e le attività commerciali da questi oneri». Attualmente le imprese pagano un contributo SSR basato sul fatturato. Schneeberger vede in questa spesa una doppia imposizione ingiustificata per gli imprenditori: «Pagano già come privati. Perché devono farlo due volte?».
«I giovani guardano altro» - Quadri ha fatto invece riferimento al comportamento mediatico dei giovani: «Le nuove generazioni stanno crescendo con una varietà di offerte mediatiche. Utilizzano poco le proposte della SSR. Pertanto, una riduzione delle tariffe è particolarmente appropriata anche per loro, che si trovano altrimenti a pagare per un'offerta che usano raramente».
«Iniziassero a tagliare nelle alte sfere» - Contattato al telefono, Chiesa non manca di offrire una replica alle recenti dichiarazioni del direttore generale di SRG SSR Gilles Marchand, secondo cui il taglio del canone renderebbe «impossibile produrre un buon telegiornale in Ticino».
«Le lacrime del direttore generale Marchand, che guadagna più di mezzo milione di franchi all’anno, attorniato da un comitato di direzione di otto persone con una media di 400’000 franchi di stipendio annuo, non mi muovono certo a commozione. Lascio poi a loro l’incombenza di spiegare ai ticinesi l’importanza di nominare e pagare profumatamente un noto sostenitore della cultura molinara e detrattore della neutralità svizzera quale capo del dipartimento cultura e società della RSI. Una SSR da quasi un miliardo di franchi all’anno penso sia più che sufficiente per garantire il servizio pubblico».
Per il presidente Udc, ci sono buone prospettive di riuscita questa volta. «Già con la campagna "No Billag" il Ticino si era espresso con una percentuale di favorevoli superiore alla media svizzera. Non ha avuto successo e anch’io l’ho combattuta, ero contrario ad azzerare il canone. Diverso è il discorso in questo caso. Ricordiamo sempre che anche con 200 franchi l'anno resterebbe comunque uno dei canoni più alti d’Europa».
I contrari
Diversa è la posizione dei sindacati dei media SSM e syndicom, che ieri si sono espressi opponendosi «fermamente a questo tentativo di erodere il diritto a un'informazione indipendente».
«Se l'iniziativa anti SSR dovesse ottenere la maggioranza alle urne, ciò comporterebbe un drastico taglio dell'offerta di servizio pubblico quadrilingue della SSR nelle diverse regioni», ha avvertito Salvador Atasoy, co-presidente del sindacato dei media SSM. «La diversità di oggi non potrà più essere mantenuta. Questo avrebbe come conseguenza un forte indebolimento dell'intero settore mediatico svizzero e la perdita di migliaia di posti di lavoro».
«I programmi di risparmio previsti per la SSR rappresentano un pericolo, perché indeboliscono la coesione della Svizzera. Come società, dobbiamo rafforzare la SSR e tutti i media indispensabili per un giornalismo informativo e variegato», gli ha fatto eco Stephanie Vonarburg, vicepresidente di syndicom.
*Lo scopo dell'iniziativa - come noto - è quello di limitare a 200 franchi il canone radiotelevisivo, «attualmente il più alto al mondo con 335 franchi l'anno per nucleo familiare», sottolineano gli iniziativisti. Anche le aziende e le imprese dovrebbero essere esentate dal canone SSR.