SVIZZERA / REGNO UNITO"Das isch d'SVP", Nile Rodgers tuona contro l'UDC

BERNA - La canzone usata dall'UDC per la sua campagna elettorale 2023, "Das isch d'SVP", è balzata agli onori delle cronache internazionali. Quello che sembrava un caso di violazione del copyright (con tanto di streaming bloccato su YouTube) è invece sfociato in una presa di posizione di uno dei musicisti più famosi e influenti del mondo: Nile Rodgers. L'autore e musicista, uno dei padri riconosciuti della disco music, ha scritto e composto insieme a Bernard Edwards la hit mondiale "We Are Family" per il complesso femminile Sister Sledge nel 1979.

La condanna di Nile Rodgers - Sul profilo X (ex Twitter) si legge: «Ho scritto "We Are Family" per essere la canzone definitiva sull'inclusione e la diversità a tutti i livelli, indipendentemente da razza, etnia, età, sesso, religione od orientamento sessuale. Condanno il suo utilizzo da parte dell'UDC o di chiunque altro non si attenga ai valori della canzone e di tutte le persone perbene. Lo scopo della canzone è portare gioia a tutti senza esclusioni!» ha concluso il 70enne, che ha una lunga storia di attivismo militante (anche nelle fila delle Black Panther). Il suo intervento ha fatto sì che il caso finisse sulle homepage di alcuni dei principali siti d'informazione internazionali, tra i quali il britannico The Guardian.

Divieto «politico» - L'autore di "Das isch d'SVP", il consigliere nazionale zurighese Thomas Matter - che ha scritto la canzone con lo pseudonimo Dj Tommy, si è difeso: «Conosco il brano delle Sister Sledge, anche quella è una super canzone». Ma, ribadisce, qui stiamo parlando di una composizione assolutamente originale. «Certo, nella musica pop ci sono un milione di canzoni che suonano allo stesso modo, non c'è niente di sorprendente o di nuovo in questo». Non solo: al Blick Matter ha spiegato che l'UDC ha chiesto a YouTube di revocare lo stop e che «stiamo esaminando azioni legali contro coloro che l'hanno provocato». L'esponente democentrista sembra essere convinto che «il divieto ha motivazioni puramente politiche».