Economiesuisse avverte che gli obietti riguardanti la sicurezza dell'approvvigionamento fissati per il 2050 non verranno raggiunti.
BERNA - Per garantire l'approvvigionamento e rispettare gli obiettivi climatici prefissati, la Svizzera deve raddoppiare la sua produzione di elettricità entro il 2050. Ce la farà? No. È quanto sostiene Economiesuisse. Nel suo nuovo "Bollettino dell'energia" l'organizzazione mantello fissa infatti il livello di allerta a 4 su 5.
Economiesuisse chiede che la produzione di elettricità assuma una maggiore priorità rispetto a interessi come la tutela del paesaggio e della natura e che il mercato dell'elettricità venga aperto.
Anche la sicurezza dell'approvvigionamento per quanto concerne le importazioni di elettricità dall'Europa è problematica: l'associazione si batte per un accordo istituzionale con l'UE. Alexander Keberle, responsabile del settore Ambiente, energia e infrastrutture di Economiesuisse, spiega cosa sarebbe necessario cambiare.
Investire meglio
«Al momento, l'espansione e gli investimenti vengono fatti dove i gruppi di interesse fanno più rumore», afferma Keberle. «I progetti dovrebbero invece essere messi a gara e poi selezionati in funzione del miglior rendimento elettrico, non in base alla politica o alle lobby».
Accelerare le procedure
«Attualmente ci vogliono circa 20 anni per costruire un parco eolico, 19 dei quali sono necessari per l'approvazione», continua. «Non arriveremo da nessuna parte così».
Nessun divieto di tecnologia e di pensiero
Secondo EconomieSuisse la ricerca deve continuare anche sul nucleare. «Ci vorrà molto di tutto: non possiamo permetterci di fare a meno di una tecnologia», sottolinea Keberle.
Il Parlamento ha già compiuto passi importanti con il Solar Express, il'Wind Express e il decreto sull'elettricità. Tuttavia, secondo Economiesuisse, l'espansione energetica prevista è troppo limitata per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento e raggiungere gli obiettivi climatici.
Cosa succede se non vengono create nuove condizioni quadro? Da un lato, afferma Economiesuisse, gli obiettivi climatici non verrebbero raggiunti e sarebbe impossibile raggiungere le emissioni nette pari a zero, dall'altro, la prosperità della Svizzera verrebbe fortemente danneggiata.
Per l'UDC c'è una sola soluzione
Il consigliere nazionale dell'UDC Christian Imark condivide gli appelli lanciati dal settore economico. Tuttavia, è convinto che la soluzione sia il nucleare: «Se non puntiamo finalmente sull'energia nucleare, non raggiungeremo gli obiettivi di decarbonizzazione né garantiremo l'approvvigionamento elettrico», afferma.
Le critiche dei Verdi
Le richieste dell'organizzazione di categoria suscitano sentimenti contrastanti tra i Verdi: «Economiesuisse ha ragione: non siamo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi climatici di Parigi», afferma il presidente dei Verdi Balthasar Glättli.
La soluzione, per Glättli, sta però in un maggiore sfruttamento del potenziale di efficienza energetica, in una gestione intelligente della capacità di stoccaggio e in un'espansione ecocompatibile delle nuove energie rinnovabili, con particolare attenzione al solare. A tal fine, il partito sta per lanciare un'iniziativa sul solare: «Sui tetti e sulle facciate dei nostri edifici ci sono abbastanza superfici per coprire l'intero fabbisogno elettrico attuale con l'energia solare».
Glättli, tuttavia, critica Economiesuisse per aver messo in contrapposizione l'espansione delle energie rinnovabili e la protezione della natura e del paesaggio, invece di contribuire a far avanzare la transizione energetica: «Economiesuisse sta ancora una volta tirando fuori dalla naftalina le centrali nucleari».