Sostegno dalla destra e dalla sinistra. L'esame dell'atto parlamentare giunge in un periodo in cui la SSR è già nel mirino della politica
BERNA - La Società svizzera di radiotelevisione (SSR) potrebbe essere sottoposta alla vigilanza del Controllo federale delle finanze (CDF). Un'iniziativa in questo senso del consigliere nazionale Marco Romano (Centro/TI) sembra raccogliere ampio consenso sia a sinistra sia a destra.
È quanto indica oggi il domenicale Le Matin Dimanche, che ha testato il polso a vari deputati. Romano ha depositato l'iniziativa parlamentare dal titolo esplicito - Società svizzera di radiotelevisione da sottoporre al Controllo federale delle finanze - lo scorso dicembre. L'oggetto sarà trattato per la prima volta dalla Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni della Camera del popolo (CTT-N) il prossimo 4 settembre.
Insieme all'Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni (Suva) e alla Banca nazionale svizzera (BNS), la SSR è una delle sole tre istituzioni che sfuggono al controllo dell'organo di vigilanza finanziaria della Confederazione, le cui verifiche sono considerate estremamente meticolose. Storicamente, le emittenti pubbliche sono state escluse dalle prerogative del CDF perché si riteneva che il suo controllo potesse minacciare l'indipendenza giornalistica e l'autonomia dei programmi garantite dalla Costituzione.
Vigilanza praticata all'estero
«Anche nei paesi limitrofi, Germania, Francia, Italia e Austria, la radiodiffusione viene controllata rispettando rigorosamente l'autonomia dei programmi. Tra l'altro, ciò avviene anche per la 'British Broadcasting Corporation' (BBC), riconosciuta in tutto il mondo per la sua indipendenza», argomenta però Romano nel suo atto parlamentare.
Il ticinese fa inoltre notare che «altre istituzioni indipendenti, come i tribunali federali, sono già soggette alla vigilanza finanziaria del CDF (...). Nell'esercizio di questa vigilanza, il CDF rispetta già oggi l'indipendenza del giudice».
Privati sì, perché SSR no?
Interrogato dal settimanale, ricorda soprattutto che «in virtù della legge, le emittenti radiofoniche e televisive private - che ricevono il 6% del canone - sono sottoposte al CDF, quindi è incomprensibile che la SSR, che intasca il restante 94%, faccia eccezione».
Finora i tentativi di sottoporre l'ente radiotelevisivo nazionale all'alta vigilanza finanziaria in parlamento sono falliti in particolare a causa dell'opposizione del PPD, oggi Alleanza del Centro. Il fatto che la nuova proposta giunga da questo partito potrebbe dunque cambiare le carte in tavola. Interrogato dal domenicale, il consigliere nazionale e capogruppo del Centro alle Camere federali, Philipp Matthias Bregy (VS), dice di essere personalmente «aperto», ma di volere maggiori informazioni prima di prendere una decisione. Ha aggiunto che il suo partito non ha ancora preso una decisione in merito.
UDC e PS favorevoli
Più a destra, il sostegno dell'UDC è garantito. «Il nostro partito sosterrà questa iniziativa», afferma il consigliere nazionale e capogruppo Thomas Aeschi (ZG). «Se è comprensibile che la BNS sia un caso speciale, dobbiamo porre fine alle eccezioni di SSR e Suva. Lo Stato deve garantire che il denaro dei contribuenti sia speso bene. E il CDF in questo ruolo è credibile». Anche Olivier Feller (PLR/VD), membro della CTT-N, ritiene che l'iniziativa di Romano «sia una buona idea».
E il testo raccoglie favori anche a sinistra: «Non credo che il PS si opporrà», afferma la vicepresidente del partito e consigliera nazionale Valérie Piller Carrard (FR). «I socialisti sono sensibili alla trasparenza e ci sono pochi argomenti contro questa iniziativa».
Nessun nuovo attacco alla SSR
L'esame dell'atto parlamentare di Romano giunge in un periodo in cui la SSR è già nel mirino della politica. In aprile il Consiglio federale ha chiesto una valutazione generale del servizio pubblico radiotelevisivo e all'inizio di agosto è stata depositata l'iniziativa popolare federale che chiede la riduzione del canone a 200 franchi.
Un nuovo attacco alla SSR? «Assolutamente no», risponde Romano. Al contrario, la vigilanza darà al servizio pubblico l'opportunità di difendersi dalle accuse di sperpero di mezzi finanziari.