Thomas Zurbuchen, ex direttore scientifico della Nasa, è tornato in Svizzera e lavora al Politecnico di Zurigo. 20 Minuten lo ha incontrato
ZURIGO - Lo spazio. La vita extraterrestre. Temi che da sempre affascinano l'uomo. D'altronde a chi non è mai capitato, guardando il cielo infinito, di porsi la fatidica domanda: «Siamo veramente soli nell'Universo?» Una questione che i colleghi di 20 Minuten hanno girato all'ex direttore scientifico della NASA, Thomas Zurbuchen, che di recente è tornato in Svizzera e ora lavora al Politecnico (ETH) di Zurigo.
Crede nella vita extraterrestre?
«Sì, credo che la vita extraterrestre esista, solo che non l'abbiamo ancora trovata. La convinzione che nell'universo ci sia vita solo sulla Terra è quantomeno difficile da sostenere».
È pronto a scommetterci?
«Sì, scommetto la mia auto: troveremo presto vita extraterrestre»
Perché la macchina? E nel caso che auto ha?
(Ride) «È un'auto di fascia media. Non è economica, ma nemmeno nulla di eccezionale. Se fossi sicuro al 100%, scommetterei la mia casa. All'auto ci tengo, ma non è importante quanto un tetto sopra la testa. Mi sembra quindi una scommessa appropriata».
Poche settimane fa ha iniziato il suo nuovo lavoro all'ETH. Quali sono i suoi obiettivi?
«La Svizzera deve diventare un importante e rinomato centro per la ricerca spaziale. Per intenderci non deve solo limitarsi a partecipare ai progetti di ricerca, ma deve sviluppare e dar forma alle grandi idee».
Avete intenzione di mandare il primo svizzero su Marte?
«Sarebbe fantastico, vero? (Ride) Ma prima dobbiamo studiare su come renderlo possibile».
Come volete raggiungere questo obiettivo?
«Innanzitutto, intendiamo offrire un nuovo programma di Master in scienze spaziali nell'autunno del 2024 per attrarre e formare talenti in campo tecnico e scientifico».
Com'è stato tornare in Svizzera dopo 24 anni trascorsi negli Stati Uniti?
«Mi sento ancora come se fossi un immigrato. La cultura è totalmente diversa e ci sono molte cose che non comprendo fino in fondo. Ad esempio, recentemente volevo comprare qualcosa da mangiare dopo le 22, ma è stato impossibile. Tutti i negozi erano già chiusi».