La Svizzera è il primo Paese per investimenti su collegamenti ferroviari. Ma per Greenpeace non è abbastanza.
SVIZZERA - Per la Svizzera i collegamenti ferroviari sono davvero importanti. Secondo un nuovo studio sull'Europa centrale e orientale diffuso da Greenpeace, infatti, è il Paese che investe di più rispetto a qualsiasi altra nazione del Vecchio Continente. Nel 2018, la spesa pro capite ammontava a 6’799 euro (6'500 franchi circa), ben distante dai 2’013 euro e dei 1’584 euro spesi rispettivamente da Francia e Germania.
Per Greenpeace non è abbastanza. La Confederazione investe ancora troppo in nuove strade, piuttosto che in treni e in rotaie. Tra il 1995 e il 2018 la spesa complessiva pro capite per potenziarle è stata di 8’650 euro (circa 8'300 franchi). Si tratta della seconda spesa più alta in Europa. Solo la Norvegia ha superato questo record, con 9’267 euro. Germania e Francia questa volta fanno meglio. Rispettivamente hanno speso 3’337 euro e 4’304 euro.
Greenpeace tira le orecchie alla verde Svizzera. «Dal 1995 in Svizzera sono stati aggiunti 347 chilometri in autostrade a quattro corsie e oltre, con un aumento complessivo del 29%». In più, scrivono, «il Consiglio nazionale ha recentemente approvato l’ampliamento della A1 tra Berna-Zurigo e Losanna-Ginevra ad “almeno sei corsie”, con il benestare del Consiglio federale». Per l’occasione, il ministro dei trasporti Albert Rösti aveva sottolineato l’avvenuta approvazione di altri progetti di ampliamento delle strade. In maggio il Consiglio nazionale aveva già dato il suo benestare per 5,3 miliardi di franchi per nuove autostrade. Tra il 2001 e il 2009, sono invece stati chiusi oltre 38 chilometri di ferrovia, che secondo Greenpeace potrebbero ancora essere utilizzati.
«È ora di cambiare strategia». Nonostante tutto, nonostante nel 2020 sia stato aggiunto un ulteriore tassello alla rete ferroviaria Svizzera, con l’apertura della galleria di base del Monte Ceneri, è necessario investire di più nel trasporto su rotaia.
Anche in Europa si preferisce l'asfalto. Dall’analisi dei dati di tutti i 27 paesi dell’Ue, oltre a Norvegia, Gran Bretagna e Svizzera, complessivamente è emerso che dal 1995 al 2020 la rete autostradale è cresciuta di 30’000 chilometri (60%), passando da 51.494 km a 82.493 km. Le tratte ferroviarie, di contro, sono diminuite di 13’717 km (6,5%). «Secondo una stima approssimativa, 7.300 km di queste linee potrebbero essere riaperte con relativa facilità», scrive l’associazione ambientalista. Tra il 2018 e il 2021, i 30 Paesi europei hanno speso il 34% in più per l'ampliamento delle strade che per l'ampliamento delle ferrovie. Negli ultimi quattro anni, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Italia, Lussemburgo e Regno Unito hanno investito di più nella ferrovia che nella strada. Tutti gli altri Paesi hanno speso più per la strada che per la ferrovia. E mentre le stazioni ferroviarie vengono chiuse, dal 1995 sono stati aperti 12 nuovi aeroporti per l’aviazione civile, per un volume di 150 mila passeggeri all’anno.