Una newsletter inviata dalla Città di Zurigo ha acceso il dibattito sull'educazione sensibile al gender.
ZURIGO - Uso di vocabolario più neutrale e inclusivo, predisposizione di un ambiente più accogliente dove sentimenti, comportamenti, giocattoli, vestiti e colori possono trovare il loro spazio, non imporre vestiti o giochi eludendo degli stereotipi.
Sono alcuni dei consigli contenuti nella newsletter inviata dalla Città di Zurigo negli scorsi giorni, per approcciarsi a una genitorialità sensibile al gender e alle diverse alternative di famiglie. Una mail con il puro scopo informativo che ha fatto ben presto discutere.
Inviata sotto forma di newsletter dal Servizio di consulenza per madri e padri della Città, all'interno sono stati riportati consigli tratti dalla pubblicazione “Cosa sarà? Un bambino! Come funziona la genitorialità aperta alle questioni di genere” (“Was wird es denn? Ein Kind”, ndr.) di Ravna Marin Siever, filosofa tedesca esperta della tematica.
Per esempio, viene suggerito di utilizzare termini neutri quando si parla di altre famiglie come «figlio» e «genitore». Di rivolgersi al proprio figlio o di altri chiamandolo per nome o chiedergli come vorrebbe essere chiamato. Il bambino deve essere poi lasciato libero di sperimentare, consentendogli «di indossare capelli lunghi o corti, smalto o gioielli come preferisce». Un suggerimento utile per non "incastrare" il proprio bimbo/a in una categoria fin dai primi anni di vita.
L'invito dell'email è dunque quello di rimanere il più possibile tesi verso gli impulsi che arrivano dal mondo esterno, senza precludersi la possibilità di conoscere i diversi ambienti sociali, ad esempio frequentando famiglie patchwork, arcobaleno, monoparentali e così via. In questo modo, si legge, «potranno essere abbattuti gli stereotipi con cui si è cresciuti nel proprio contesto famigliare e sociale».
Non mancano le polemiche - Mercoledì la consigliera cantonale dell'Udc Susanne Brunner ha dichiarato alla Nzz che si tratta di una informazione «allarmante e fuori dalla realtà». Brunner sostiene che l'istruzione sia una questione privata, mettendo in dubbio il ruolo dell'amministrazione comunale sulle questioni educative. Brunner, nota per l'iniziativa "Tschüss Genderstern" per l'abolizione dell’asterisco per determinare le diverse identità di genere, ha definito la newsletter inviata dalla Città come «una pura mossa politica» che punta alla dissoluzione dei sessi. Una vera e propria «intrusione ingiustificata all'interno della società».
La replica della Città - L'amministrazione comunale, dal canto suo, sostiene di aver scelto questo tema perché diverse centinaia di genitori sono sensibili alla questione e alla ricerca di soluzioni concrete. «Sono interessati al tema e vogliono sapere come comportarsi per evitare stereotipi», ha commentato al quotidiano la portavoce Julia Köpfli.
Secondo il Centro cittadino di consulenza per madri e padri, i consigli devono dunque essere intesi «solo come ispirazione», non come delle linee guida. «Ci rendiamo conto che ogni famiglia ha le proprie esperienze e priorità ed è importante che i genitori possano fare le loro scelte. La nostra intenzione è quella di offrire ai genitori un'ampia gamma di prospettive come ispirazione», ha concluso la portavoce.