La nuova BA.2.86 ha il potenziale di scatenare una nuova ondata. L'esperto: «La sua diffusione non è rapida e non porta a forme più gravi».
BERNA - La nuova variante BA.2.86 - dei sintomi ne avevamo parlato qui - ha sicuramente il potenziale di scatenare un'ondata di infezioni nei prossimi mesi: lo afferma Urs Karrer, primario nel settore delle malattie infettive all'ospedale cantonale di Winterthur (ZH) ed ex vicepresidente della task force nazionale Covid-19, che afferma però di comprendere le ragioni di chi non ha intenzione di vaccinarsi.
Grande salto - «Questa variante è sotto osservazione perché ha fatto un grande salto in termini di cambiamento genetico, simile a quello avvenuto all'epoca da delta a Omicron», spiega l'esperto in un'intervista alla NZZ am Sonntag. «La variante è trasmissibile abbastanza bene da affermarsi in una popolazione con immunità ad altre varianti. Tuttavia, non si diffonde con particolare rapidità e i dati finora disponibili non suggeriscono che essa porti a forme più gravi».
Vaccini non sempre performanti - Secondo Karrer una nuova vaccinazione può certamente essere utile. «Nella maggior parte delle persone, il sistema immunitario non ha visto la proteina spike per un anno o più. Durante questo periodo, le varianti del virus sono cambiate continuamente. I nuovi vaccini probabilmente proteggono un po' meglio dall'infezione. Ma anche i vecchi vaccini aumentano nuovamente l'immunità di base e possono ridurre le malattie gravi». I nuovi vaccini - chiedono i giornalisti della testata zurighese - possono proteggere dalle infezioni? «Probabilmente solo in parte - tra il 20 e il 40% - e a breve termine, per due o tre mesi. È una situazione simile a quella del vaccino antinfluenzale».
Richiamo per le persone a rischio - E le persone a rischio dovrebbero fare un richiamo in autunno nonostante questo moderato effetto protettivo? «Sì, assolutamente, e preferibilmente in concomitanza con la vaccinazione antinfluenzale», risponde lo specialista. «Con queste due vaccinazioni di richiamo poco prima della stagione virale la protezione immunitaria può essere aumentata a sufficienza per alcuni mesi, in modo da ridurre significativamente il rischio di malattie più gravi e di ricoveri ospedalieri nelle persone a rischio. Se riusciamo a raggiungere questo obiettivo nel prossimo inverno non solo aiuteremo i pazienti stessi, ma anche gli ospedali e forse anche i premi delle nostra cassa malati».
Modificato l'equilibrio tra rischi e benefici - «L'equilibrio tra i benefici e i rischi della vaccinazione Covid si è modificato nel corso della pandemia», sostiene Karrer. «Nel frattempo, quasi tutti in Svizzera hanno acquisito una solida immunità di base al Covid grazie alle vaccinazioni efficaci e alle infezioni successive. Tra i giovani senza fattori di rischio, le malattie gravi sono quindi diventate estremamente rare. Il beneficio aggiuntivo di un richiamo sarebbe quindi modesto, a eccezione di una possibile riduzione del rischio per quanto riguarda il "long Covid". Gli effetti collaterali non pericolosi, come febbre, mal di testa o dolori articolari, che si verificano più frequentemente poco dopo la vaccinazione mRNA rispetto a quella antinfluenzale, hanno quindi un peso maggiore. E poi ci sono stati i rari ma ancora rilevanti casi di infiammazione del muscolo cardiaco nei giovani uomini, soprattutto dopo la seconda dose. Anche questo influisce sulla raccomandazione di vaccinazione».
Priorità ai vulnerabili - «Credo sia giusto concentrarsi su coloro che sono particolarmente vulnerabili», prosegue l'intervistato. «Per gli altri, dipende davvero. Io stesso non ho mai avuto problemi dopo una vaccinazione mRNA e mi farò vaccinare, soprattutto perché ho a che fare quotidianamente con persone vulnerabili. Ma capisco le persone che non fanno più la vaccinazione contro il Covid perché sono già state a letto per tre giorni per questo motivo. Tuttavia, mi sarebbe piaciuto che le raccomandazioni per gli operatori sanitari fossero congruenti: ora abbiamo una raccomandazione per l'influenza, ma nessuna raccomandazione ufficiale per il Covid. Questo rende ancora più difficile raggiungere un tasso di vaccinazione adeguato in ospedale».
Onde meno alte - «Non mi aspetto che più del 75% della popolazione venga infettato in un breve periodo di tempo, come è successo nell'inverno del 2022: ma ritengo che il coronavirus abbia ancora il potenziale per provocare un'ondata grave in cui il 20-30% della popolazione potrebbe essere infettato», argomenta il medico. «Ciò si manifesterà negli ospedali, nelle case di cura e negli ambulatori dei medici di base. Con il Covid non mi sorprenderebbe se iniziasse già a novembre o dicembre; di solito l'influenza inizia intorno a Capodanno e raggiunge il picco durante le vacanze sciistiche. Spero che quest'anno non ci sia un'ondata simile di virus respiratorio sinciziale (RSV): l'anno scorso ha mandato in tilt gli ospedali pediatrici di tutta la Svizzera».
Mascherine "mirate" - Bisognerà reintrodurre l'obbligo di mascherina nelle case di cura? «Negli ospedali e nelle case per anziani ci sono molte persone per le quali un'infezione virale può avere conseguenze fatali: abbiamo la responsabilità di proteggerle nel miglior modo possibile», sottolinea Karrer. «Questi virus si trasmettono attraverso l'aria. Le vaccinazioni non sono in grado di prevenirli a sufficienza, le mascherine e una buona ventilazione sono più efficaci». A suo avviso la mascherina è uno strumento da utilizzare in modo mirato, a seconda della circolazione del virus, delle condizioni locali dell'istituto e della vulnerabilità delle persone assistite. «In oncologia e nell'assistenza a lungo termine, possono avere senso altre misure rispetto alla clinica pediatrica», conclude il medico.