Il Nazionale chiede al Governo di dare il proprio contributo nell'elaborazione delle basi legali (internazionali) per compiere questo passo.
BERNA - I patrimoni riconducibili allo Stato russo dovrebbero poter essere sequestrati per servire alla ricostruzione dell'Ucraina. A tale riguardo, la Svizzera dovrebbe dare il proprio contributo affinché vengano elaborate a livello internazionali le basi legali che consentano un simile passo.
È quanto chiedono cinque mozioni, dal tenore uguale, approvate oggi - 123 voti a 55, soprattutto UDC - dal Consiglio nazionale. Il dossier va agli Stati.
I danni causati alle infrastrutture ucraine sono stimati dalla Banca Mondiale intorno ai 20'00 miliardi di dollari. Raccogliere i fondi necessari per la ricostruzione dell'Ucraina sarà un compito erculeo per la comunità internazionale. La Svizzera sta partecipando al lavoro di coordinamento.
Le sanzioni imposte dall'Occidente hanno portato al congelamento non solo dei beni appartenenti ad alcuni privati, come i cosiddetti oligarchi considerati vicini al Cremlino, ma anche di quelli statali o di organizzazioni legate al potere.
Per questi patrimoni, è abbastanza facile stabilire un legame tra l'aggressore e il proprietario dei fondi, poiché si tratta dello stesso Stato russo. Secondo i promotori della mozione, sarebbe quindi più che naturale versare questi fondi all'Ucraina a titolo di risarcimento.
Tuttavia, le mozioni sollevano tutta una serie di questioni spinose dal punto di vista del diritto internazionale, non da ultimo se i beni della banca centrale di uno Stato che conduce una guerra di aggressione contraria al diritto internazionale siano ancora protetti nella loro interezza dal principio dell'immunità dello Stato, o se siano previste delle deroghe, ha fatto notare Roland Büchel (UDC/SG).
Il Consiglio federale si è detto favorevole alle mozioni. «Le discussioni sull'istituzione di un registro dei danni subiti dall'Ucraina a causa dell'aggressione russa e di un meccanismo di compensazione internazionale sono attualmente in corso a livello internazionale», ha spiegato il consigliere federale Ignazio Cassis, aggiungendo che la Svizzera segue da vicino questi lavori.