L'ex ambasciatore Toni Frisch a ruota libera sul conflitto in Ucraina: «Allarmante il numero di coloro che giustificano Putin»
ZURIGO - L'Ucraina la conosce bene, visto che dal 2015 al 2021 è stato coordinatore OSCE del gruppo di lavoro sulle questioni umanitarie nell'Ucraina orientale. Ma ha tastato il terreno anche degli apparati statali sovietici quando conobbe il presidente russo più occidentale di tutti, quel Mikhail Gorbaciov che oggi negli attuali scenari di guerra molti rimpiangono; per non parlare di quando - dopo l'incidente al reattore di Chernobyl - diresse i programmi di aiuto per le popolazioni colpite dal disastro.
«Il numero di persone in Svizzera che dicono di comprendere le ragioni di Putin è allarmante» - Toni Frisch, l'ex ambasciatore oggi settantasettenne, non ha perso la sua fama di diplomatico schietto e al quotidiano 20Minuten offre dalla Romandia (dove è intento alla vendemmia) uno spaccato di pensiero su certi atteggiamenti anche giustificazionisti dell'aggressione russa provenire da alcune ali del Parlamento.
«Il numero di persone in Svizzera che dicono di comprendere le ragioni di Putin è allarmante» afferma replicando a chi gli ricorda che molti incolpano la Nato e la sua espansione verso est per l'attacco all'Ucraina.
La lettera di sdegno inviata a Margret Kiener Nellen (Ps) - «Non riesco a spiegarmelo - aggiunge - spesso si tratta di noti "negazionisti" che mettono in discussione la scienza, i media e la politica in egual misura e in linea di principio, ma non riescono a riconoscere l'efficacia della propaganda. Non si tratta solo di sostenitori dell'UDC di tipo conservatore - argomenta - per esempio l'ex membro del Consiglio nazionale Margret Kiener Nellen, del Ps, ha anche definito la Nato "guerrafondaia". Le ho scritto - rivela Frisch - che era grottesco che in ragione della sua carica lei sostenesse una simile posizione».
«La denazificazione? Inverosimile. E Putin è un bugiardo!» - Rigetta la tesi della "denazificazione" dell'Ucraina, lui che ha conosciuto molto bene i teatri di guerra di quelle zone e ha fatto visita in quel Donbass terreno di scontro con i separatisti filo russi.
In un dibattito pubblico a cui ha partecipato, a un sostenitore dell'UDC che appoggiava in pieno la teoria di Putin gli ha risposto così: «Ascolta, gli ho detto, Putin parla di genocidio nel Donbass e della necessità di denazificare l'Ucraina. È inverosimile, Putin è un bugiardo».
«Mi vergogno della Svizzera e del suo governo» - Poi l'affondo sul governo: «Non mi sono mai vergognato tanto della Svizzera e del nostro governo come in questo ultimo anno e mezzo - ha infuocato le sue parole - ci nascondiamo dietro la neutralità. E poi discutiamo sulle esportazioni di armi, su 25 vecchi carri armati: ridicolo!».
Svizzera indietro negli aiuti umanitari - Ma soprattutto - e qui torna sul suo campo di ambasciatore e di quanto ha fatto sul piano umanitario - «siamo molto in fondo alla lista dei Paesi che si impegnano per gli aiuti umanitari all'Ucraina. La Svizzera non fa quello che dovrebbe da molto tempo. Si dimostra molto esitante e avara. Questo danneggia anche la nostra reputazione nel mondo».
Pochi fondi a disposizione - Per l'ex ambasciatore «la Direzione dello sviluppo e della cooperazione non dispone dei fondi necessari e non si batte per ottenerli con sufficiente determinazione. Sebbene i bisogni siano in aumento, il nuovo credito quadro previsto prevede addirittura una riduzione finanziaria. Inoltre, la DSC si trova in una situazione difficile con il suo direttore, che non è sufficientemente ancorato al Parlamento svizzero».
Deluso da Cassis - Deluso dal Dipartimento federale degli affari esteri. Tradotto: l'operato di Ignazio Cassis. «Sono particolarmente deluso dal nostro "Ministero" degli Esteri. Alla Conferenza di Lugano dell'anno scorso - dice Frisch - avremmo dovuto prendere un impegno più vincolante che ci avrebbe portato prestigio internazionale. Si sarebbe potuto fare qualcosa, ad esempio un coordinamento internazionale nel campo dello sminamento. Ma alla fine sono mancati l'impegno e un concetto generale. Così sono rimaste soltanto belle parole».
«Cento milioni per lo sminamento sono pochi» - Il Consiglio federale però ha appena approvato 100 milioni di franchi per lo sminamento. «Non sono soddisfatto - sempre più esplicito - insieme a un piccolo gruppo di ex membri del DFAE, nella primavera del 2022, abbiamo proposto al DFAE proprio questo, insieme ad altre misure. Poco prima della conferenza - ricorda - ho persino scritto personalmente al Consigliere federale Cassis che la Svizzera, o meglio lui stesso, avrebbe dovuto assolutamente dare un esempio concreto e vincolante».
La Svizzera - ha detto al quotidiano zurighese ricordando proprio la corrispondenza con Cassis - avrebbe dovuto prendere l'iniziativa nel settore dello sminamento, dove abbiamo risorse e know-how, proporre immediatamente una conferenza di follow-up a livello tecnico e avviare i passi necessari».