Il conflitto tra Hamas e Israele si è appropriato delle discussioni politiche a pochi giorni dalle elezioni. La parola agli esperti.
BERNA - Il mondo, dopo l’attacco terroristico di Hamas contro Israele dello scorso sabato 7 di ottobre, si è diviso in due. La questione palestinese è tornata al centro dei dibattiti interpartitici anche nel nostro Paese. In piena campagna elettorale per le elezioni federali (in programma il prossimo 22 di questo mese) alcuni gruppi politici sembrerebbero trarre vantaggio della crisi che ha colpito il Medio Oriente e dell’eco mediatico giunto fino ai nostri confini. L’analisi di un esperto.
La guerra al centro della politica - Tutte le altre questioni come il potere d'acquisto, l'ambiente, l'assicurazione malattia e l'asilo sono state improvvisamente spazzate via, ha confermato a 20Minuten il politologo Mark Balsiger. «Il terrorismo in Israele ha messo da parte tutti gli altri argomenti nei media», ha spiegato.
Secondo l'ultimo barometro elettorale della SSR l’Udc avrebbe guadagnato ancora terreno. Un risultato confermato anche dai sondaggi di 20Minuten e Tamedia. «Il momento attuale sembra favorire il partito di destra», ha confermato il politologo Claude Longchamp.
Udc favorito dal conflitto? - L'Udc potrebbe guadagnare ulteriori consensi. Secondo Longchamp, con il bonus di mobilitazione potrebbe ottenere 1,5 punti percentuali o due seggi nel Consiglio nazionale, ma questo sarebbe comunque inferiore al risultato record del 2015. «Le intenzioni elettorali non cambiano così rapidamente o con la stessa forza dell’opinione pubblica».
I pareri però si dividono. Mark Balsiger si mostra infatti più scettico. Non crede che a seguito della crisi in Israele l'Udc riuscirà a guadagnare una percentuale di elettori. «Il Medio Oriente è troppo lontano».
Ps in difficoltà - Chi invece si trova in una posizione scomoda è il Ps. Il partito socialista svizzero si è mostrato reticente nel condannare l’attacco terroristico di Hamas. «Se Mattea Meyer e Cédric Wermuth (entrambi membri del Consiglio nazionale) avessero subito reagito agli atti di violenza con una dichiarazione chiara che li condannasse come un atto di terrorismo, la posizione del partito sarebbe risultata più chiara», ha sostenuto Mark Balsiger.
La prima presa di posizione è stata invece affidata a un tweet di Fabian Molina giunto solamente domenica, nel quale affermava che «la colpa deve essere spartita tra entrambe le parti coinvolte nel conflitto».
Martedì un'inversione di marcia: il PS ha sostenuto la proposta unanime della commissione per la sicurezza che chiedeva la messa al bando di Hamas. Il presidente del partito Wermuth si è dichiarato soddisfatto. Una nuova presa di posizione forzata?