L'allarme lanciato alla vigilia della Giornata mondiale dell'alimentazione: «Puntare su agroecologia e varietà autoctone»
LOSANNA/BERNA - In occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione, che si celebra domani (lunedì 16 ottobre), Swissaid lancia un allarme: la fame non sta scomparendo. L'Indice 2023 della fame nel mondo (GHI) indica che 735 milioni di persone sono denutrite, rispetto ai 572 milioni del 2017.
L'obiettivo numero 2 dell'Agenda delle Nazioni Unite, ossia eliminare la fame entro il 2030, sembra allontanarsi sempre di più, si legge in un comunicato di Swissaid pubblicato ieri. In 14 Paesi i progressi sono praticamente a un punto morto.
L'Africa subsahariana è la più colpita
In 18 Paesi la fame è aumentata dal 2015 e in 58 Paesi è già certo che l'obiettivo "Fame zero" non potrà essere raggiunto in tempo. A essere particolarmente colpita è l'Africa subsahariana.
Oltre alle crisi legate al clima, ai conflitti armati e alle interruzioni delle catene di approvvigionamento, la struttura e il funzionamento dei sistemi alimentari rappresentano un grosso problema: in molti luoghi non sono né sostenibili né preparati alle conseguenze del cambiamento climatico.
«I progetti di agroecologia contribuiscono in modo significativo a una maggiore sovranità in ambito alimentare», spiega Markus Allemann, direttore di Swissaid.
Reintroduzione del miglio
La conoscenza dei cereali e dei vegetali locali adattati alle condizioni climatiche è un elemento importante per migliorare la sicurezza alimentare, continua Swissaid. Purtroppo, questo aspetto viene spesso dimenticato e molte varietà autoctone, un tempo consumate, vengono gradualmente sostituite da prodotti importati. Il grano, ad esempio, sta guadagnando terreno a scapito del miglio in diverse regioni dell'Africa.