Stando allo studio, inoltre, i lettori elvetici sono riluttanti verso l'implementazione dell'intelligenza artificiale nel giornalismo.
BERNA - Puntuale come ogni anno è arrivato l'Annuario della qualità dei media, lo studio che realizzato dal 2010 dal Centro di ricerca sulla sfera pubblica e la società (fög) dell'Università di Zurigo, fornisce dati aggiornati sulla qualità, la fruizione e la concentrazione dei media, nonché sugli sviluppi del panorama mediatico svizzero. Anche quest'anno i formati della SSR hanno ottenuto un punteggio elevato.
Qualità in costante aumento
Nonostante le difficoltà strutturali nel giornalismo, il monitoraggio mostra che nel 2022 si è raggiunto il valore più alto sin dal 2015. A tale evoluzione hanno tuttavia contribuito la pandemia di coronavirus e la guerra in Ucraina. Considerando la situazione tematica, la rilevanza della produzione giornalistica continua a crescere, come negli anni passati, poiché i media si concentrano in maniera più elevata sulla politica. I media svizzeri offrono, inoltre, una qualità relativamente buona anche su TikTok e Instagram, sebbene in entrambe le piattaforme si registri una preponderanza delle soft news e un approccio più emotivo ai contenuti prodotti. Dal momento che per Instagram e TikTok vengono specificatamente rielaborati soltanto pochi articoli, nel complesso i contributi presentano una performance migliore in termini di classificazione rispetto ai contenuti su sito web che offrono un servizio giornalistico completo.
Giornalismo e AI
Per la prima volta, il fög ha svolto un sondaggio rappresentativo per valutare l'approccio della popolazione svizzera ai contributi generalistici realizzati con l'intelligenza artificiale (IA). Stando a quanto emerso, la popolazione svizzera è risultata critica nei confronti di questo strumento. Si teme anche una perdita in termini di qualità, tendenza ulteriormente alimentata dall'arrivo di ChatGPT.
Dai 1'254 partecipanti della Svizzera tedesca e romanda intervistati è emerso che soltanto poco meno di un terzo dei partecipanti (29%) al sondaggio leggerebbe articoli redatti interamente dall'intelligenza artificiale. Percentuale che sale a 84% in caso di testi scritti senza il suo impiego. I lettori dicono di accettarla maggiormente per argomenti come meteo, sport e andamento della borsa oppure soft news su personaggi famosi. Per ciò che riguarda politica, economia, scienza o cultura, invece, l’accettazione di contributi e notizie prodotte con l’IA è nettamente inferiore.
Il 61% ha poi detto di essere convinto che la qualità generale della produzione giornalistica, con l'AI sia destinato a peggiorare. L'80% delle intervistate e degli intervistati si aspetta dunque una dichiarazione specifica in caso di creazione di contenuti in tutto o in parte mediante l'IA. Al momento mancano degli standard.
«I media svizzeri dovrebbero attribuire maggiore importanza alla dichiarazione circa l’uso dell’IA», afferma l’esperto di media e direttore del fög Mark Eisenegger. «Solo così il giornalismo potrà prendere le distanze dal crescente numero di offerte poco serie che si basano sull’IA generativa».
Notizie con l'AI meno disponibili a pagare
Solo circa il 10% delle persone intervistate si è detto disponibile a pagare per contenuti giornalistici completamente redatti mediante IA, mentre nel caso di contributi prodotti senza ricorso all’IA la quota sale a due terzi delle intervistate e degli intervistati. Oltre a una prospettiva di ottenere testi di qualità ridotta, un’ulteriore ragione alla base della scarsa disponibilità a pagare potrebbe essere il fatto che gran parte delle persone intervistate associa l’uso dell’IA a un risparmio in termini di costi e di tempi per i media. La netta maggioranza delle persone che hanno partecipato al sondaggio ritiene tuttavia che i mezzi di informazione debbano ricevere un indennizzo dai fornitori di IA laddove questi ultimi facciano uso di contenuti giornalistici per le loro risposte generate in automatico. «Questo è un dato molto importante, anche alla luce dell’attuale dibattito politico sui media rispetto ai diritti d’autore e
diritti connessi», spiega Mark Eisenegger.
Giornalismo «positivo» e «costruttivo»
Continua a crescere il numero di persone che non guardano le notizie. Stando allo studio ha ormai raggiunto quota 43%. Cittadini e cittadine si sono detti interessati a leggere articoli dal contenuto «positivo» o «costruttivo», con un giornalismo che affronti notizie positive e non si limiti a elencare problemi, ma discuta invece possibili soluzioni. Pertanto, un maggiore sviluppo del giornalismo positivo potrebbe contrastare la crescita della deprivazione di notizie.