Il Parlamento e il Governo ne discutono da vent’anni senza risultato. Binder (Centro):«È un “loop politico” senza fine»
BERNA - «La discussione ricomincia sempre dall’inizio. Prima, una proposta è stata bocciata perché ritenuta troppo ampia. Ora, invece, una mia mozione specifica viene criticata perché ritenuta troppo specifica. È un loop politico senza fine». Esprime tutta la sua frustrazione la consigliera nazionale argoviese Marianne Binder (Centro): da tempo, la donna si batte per la messa al bando dei simboli razzisti.
L’argomento è trattato dall’Aargauer Zeitung, anche a seguito di un’inchiesta portata avanti dal giornale in cui si mostrava come nei negozietti di seconda mano si trovino in quantità oggetti nazisti o riconducibili al "Terzo Reich". Sulla questione, le istituzioni discutono da vent’anni senza risultato. Già nel 2003 il Governo aveva avviato un dibattito sull’uso pubblico di simboli razzisti e, l’anno successivo, la Commissione degli affari giuridici aveva proposto di rendere punibile l’incitamento alla violenza e alla discriminazione razziale. Quattro anni dopo, nonostante ci fosse, in linea di principio, una maggioranza favorevole alla proposta, non fu decisa una nuova disposizione penale. Il motivo? Sarebbe stata difficile da applicare poiché «non era possibile una chiara definizione dei simboli razzisti». Inoltre, aveva sottolineato il Consiglio federale, «chiunque utilizzi simboli razzisti con l'intento di promuovere un'ideologia corrispondente o di denigrare sistematicamente i membri di una razza, di un'etnia o di una religione è già perseguibile penalmente. Questo principio è disciplinato nella legge antirazzismo».
Dopo la paura di un riacutizzarsi dell’antisemitismo durante la pandemia, la parlamentare Marianne Binder ha deciso di presentare la sua proposta, approvata dal Nazionale lo scorso maggio. Il documento chiedeva di vietare l'uso dei simboli nazionalsocialisti, anche nel mondo digitale, tra cui slogan, saluti, insegne e bandiere e oggetti. La commissione parlamentare condivide il divieto di simboli nazisti. Allo stesso modo, la stessa commissione ha ritenuto che l'interdizione non debba essere limitata unicamente ai simboli associati al nazionalsocialismo, ma deve includere anche quelli razzisti, discriminatori, estremisti e inneggianti alla violenza.
Ha pertanto deciso, all'unanimità, di depositare una mozione e, sempre all'unanimità, ha raccomandato al plenum di respingere la mozione di Binder.