In alcuni Paesi è diventata la norma. In Svizzera c'è chi ci sta provando. Il sistema funziona, ma alcuni settori non possono sfruttarlo
ZURIGO - Lavorare solo quattro giorni a settimana. Le aziende potrebbero permetterselo? E cosa faremmo con più tempo libero? Alcune aziende ci stanno provando. Alla Elektro Telematik di Spiez, la settimana lavorativa è di quattro giorni già da un annetto. E funziona.
«Mi sento mentalmente molto più in forma», ammette Patrick Zbinden. L'elettricista lavora a orario ridotto da un anno e mezzo. Nella sua precedente azienda lavorava già all'80%, oggi lavora quattro giorni a settimana percependo stipendio pieno. «Nel tempo libero, se non devo studiare, faccio i lavori domestici o mi faccio una gita», spiega.
Quella della sua azienda è stata una scelta dovuta alla mancanza di personale. «Da due anni non trovavamo nuovi collaboratori», spiega Thomas Heldner, Ceo dell'azienda. Il nuovo modello di lavoro, scoperto tramite l'Università di Scienze Applicate di Berna, è stato un booster sul mercato del lavoro, attirando tre nuovi collaboratori.
Sempre più aziende interessate
«Sempre più Ceo di grandi aziende ci contattano avere informazioni sulla settimana di 4 giorni», spiega alla BernerZeitung Caroline Straub, professoressa al New Work Institute dell'Università di Scienze Applicate di Berna.
In alcuni Paesi, d'altronde, la settimana da 35 ore a retribuzione intera è già la norma. L’Islanda l'ha introdotta nel 2021, dopo alcuni anni di sperimentazione. I vantaggi? Le ricerche dimostrano che un giorno in meno di lavoro è in grado di migliorare la qualità del sonno, la compatibilità tra lavoro e famiglia e limare le disparità di genere sul lavoro. Ma per le aziende, sottolinea Straub, è importante che la produttività non diminuisca.
Ergo, non per tutti i settori è una formula vincente. Si pensi all'assistenza infermieristica, che richiede un impegno h 24. Se tutti lavorassero meno, servirebbero più lavoratori.
In altri settori, ad esempio nell’edilizia o nell’amministrazione, è più semplice: «Qui aiutano anche l'intelligenza artificiale e i robot», afferma Straub. Lei stessa utilizza Chat-GPT. «Mi aiuta a migliorare i miei testi in inglese».
Straub paragona questa svolta all’industrializzazione: «Con l’entrata in gioco delle macchine, la settimana lavorativa è passata da 6 a 5 giorni».
Certo è che saranno necessarie norme legali per garantire che questa "mano artificiale" non finisca per andare a scapito dei dipendenti, ovvero che le persone non vengano sostituite da un software.
E se la sinistra (il PS) si sta muovendo per una settimana lavorativa di 38 ore (almeno per i dipendenti pubblici), dall'altra parte c'è il PLR che spinge per lavorare di più, ma con sgravi fiscali per i lavoratori a tempo pieno.
Secondo Straub, però, gli incentivi per il lavoro a tempo pieno funzionano sempre meno: «Le nuove generazioni non possono più essere attirate con salari più alti». Molti dipendenti preferiscono infatti lavorare a un ritmo meno sostenuto.